I pacifisti dell’ultima ora.

Aumentano sempre di più i pacifisti e le manifestazioni che richiedono trattative reali in direzione di un’intesa di pace tra Ucraina – con annesso tutto il blocco occidentale – e Russia. Io sono tra quelli a sostegno della tesi che sia necessario trovare ad ogni costo una trattativa reale per favorire la pace, compresa quella di considerare la concessione parziale ai russi di ciò che chiedono fin dall’inizio, ovvero la striscia di terra del cosidetto Donbass, anziché tentare con ogni mezzo di riconquistarla. Pezzo di terra in cui in realtà la guerra imperversa dai tempi delle proteste di Euromaidan del 2014. E oltre a questo, mettere nero su bianco la non annessione dell’Ucraina alla NATO. Sicuramente Putin vorrebbe di piu, ma il principio di realtà, sostenuto da una vittoria parziale in grado di salvargli la faccia, concederebbero al suo ego di porre fine a questa guerra.
Tornando al principio del nostro articolo, se da un lato le mobilitazioni per la pace rincuorano, dall’altro lascia sorgere un sorriso vedere tutto questo fermento “dell’ultim’ora”, quando fino a poco tempo fa imperversavano tanti piccoli Rambo da divano.
Ricordo quando le poche persone, che come me avevano espresso contrarietà all’invio di armi e alle sanzioni – non agli aiuti umanitari (che personalmente mi sono adoperato a fare) – erano inizialmente trattate come dei nazisti, degli insensibili, dei filoputiniani, ecc.ecc. Quando in realtà, almeno da parte dei più saggi, era semplicemente una questione di puro realismo, dato che ci si trovava di fronte ad una situazione nella quale con tali misure scellerate si sarebbe ottenuto al massimo un prolungamento del conflitto; e quindi un aumento dei morti civili (costretti a combattere da una legge marziale), un rischio di escalation che con la possibilità – paventata fin dall’inizio dalla Russia –, di un possibile utilizzo di armi nucleari, avrebbe prodotto non solo l’eventualità dello sterminio degli ucraini, ma anche dell’intero mondo.
Per quanto riguarda le sanzioni, avvenendo nel contesto di un paese cagionevole quale è l’Italia, sia sul piano energetico che economico, fu chiaro fin dall’inizio che avrebbero prodotto seri problemi di natura pecuniaria, a discapito prevalentemente delle frange deboli e dei comparti industrializzati del paese. Elementi – quest’ultimi – di “insiemi” strettamente connessi tra loro.

Adesso pare che le prime bollette stiano arrivando, sono giunti i rincari delle materie prime…e allora si inizia a profilare nella mente dell’italiano medio la prospettiva di “non arrivare alla fine del mese”, di perdere il lavoro, dei lock-down energetici…ecc.ecc.
Ovviamente i rincari sono dovuti prevalentemente alla speculazione, ma la speculazione viene resa possibile e giustificabile dalla mancanza di “offerta energetica”, unita ad un’incapacità degli stati di controllare i prezzi di mercato; in quanto la politica da anni si è piegata alla finanza e ai suoi meccanismi.
Si sta scoprendo l’impossibilità di fare debito anche quando tale debito servirebbe a salvare la “vita” dei ceti medio ‐ piccoli, e questo a causa della perdita di sovranità monetaria; si inneggia a misure fasulle quali il tetto al prezzo del gas.
Il massimo che può essere imposto, casomai, è un tetto alla speculazione (causa primaria dell’aumento dei prezzi), nei limiti dei rapporti di forza dettati dalle percentuali di azioni che lo Stato italiano possiede delle grosse multinazionali energetiche (circa il 30%). Questo ovviamente implica che fino ad oggi a capitalizzare non siano state esclusivamente le multinazionali, ma anche il nostro stesso Stato italiano.
Il tetto al prezzo del gas è più simile ad un’ utopia che a una misura dettata dalla prassi, in quanto una delle uniche armi in possesso della Russia è proprio il gas; e con la decisione di proseguire l’invio di armamenti e le ulteriori sanzioni programmate, per quanto sarebbe auspicabile, è difficilmente immaginabile che Putin abbia intenzione di calibrare i prezzi in base ai nostri desiderata.
Per quanto riguarda le fonti energetiche reperite da altri paesi, queste, sembrerebbe, come era ampiamente prevedibile, che non siano sufficienti a soddisfare l’intero fabbisogno energetico nazionale. Oltre al fatto che di per sé siano fruibili ad un prezzo più elevato, determinato dalla loro sconvenienza logistica.
Queste conseguenze, ripeto, erano intuibili da chiunque….Invece abbiamo preferito credere alla fiaba del condizionatore spento:  <<Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?>>

Adesso non abbiamo né la pace, né il condizionatore, né il riscaldamento, né il denaro sufficiente per sopperire a tali mancanze; e soprattutto alle conseguenze immanenti a tali carenze. Oltre ad essere sull’orlo di una pericolosissima guerra mondiale dai possibili esiti nucleari.
La pace non è mai una questione di ideali astratti, tutt’altro: “è sempre una questione di vita o di morte”.
L’unico insieme di ideali astratti e pittoreschi sono il ribaltamento orwelliano dei valori al quale stiamo assistendo da circa tre anni a questa parte.

George Orwell – “1984”:

[I tre slogan del Partito]

<< La guerra è pace.

La libertà è schiavitù.

L’ignoranza è forza.>>

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