“Accettiamo la follia, Oh uomini
della mia generazione. Seguiamo
le tracce di quest’epoca massacrata:
guardiamola trascinarsi dentro la scura terra del Tempo
nella casa chiusa dell’eternità
col latrato del morente
col viso che indossa cose morte –
non diciamo mai
volevamo di più; cercavamo di trovare
una porta aperta, un estremo atto d’amore,
che trasformasse la crudele oscurità del giorno;
ma
trovammo inferno e nebbia diffusi
sulla terra, e nella testa
una putrida palude di enormi tombe sghembe.”
“Accettiamo la follia” (Kenneth Patchen)
Freud tanto tempo fa scrisse un libro riguardante la psicopatologia della vita quotidiana, che lui ravvisava negli atti mancati, nei lapsus, nelle dimenticanze. Oggi a mio avviso la psicopatologia della vita quotidiana si è accresciuta enormemente. Basta vedere i social e tutto il loro bullismo telematico, mentre molti altri sempre sul web non fanno che predicare nel deserto, scrivendo cose interessanti, e fanciulle discinte, un poco svampite, un poco sgrammaticate hanno centinaia di migliaia di follower, guadagnando cifre da capogiro mettendosi in posa. È normalità tutto ciò? Non parliamo di chi governa il mondo, di chi decide le guerre e gli assetti geopolitici. Non sono forse persone psicopatiche o che comunque prendono decisioni folli? Non c’è forse follia nella razionalità tecnologica esasperata, nelle guerre, nella povertà diffusa in molte parti del pianeta, nel cosiddetto progresso, che porta in definitiva al suicidio probabile della specie? Ma ritorniamo alla psicopatologia della vita quotidiana. Non è forse psicopatologico chi in macchina accelera pur di non fermarsi per far passare il pedone sulle strisce? E non è psicopatologico chi percorre in macchina una strada in controsenso per abbreviare il percorso per andare a casa? Non è psicopatologico creare assembramento in un bar frequentato mettendosi a fare colazione al banco quando si potrebbe prendere cappuccino e pezzo dolce e spostarsi al tavolino? Non è psicopatologico spendere centinaia di euro quando alcuni vanno a fare la spesa, comprando molte cose di cui non avevano bisogno per niente? Non è psicopatologico spendere cinquantamila euro per una bella automobile e poi non avere soldi per pagarsi il dentista? Non è psicopatologico invocare il rispetto della legge e poi pensare di farsi giustizia da soli? Non è psicopatologico sorpassare più macchine quando dopo cento metri c’è un semaforo? Non è psicopatologico passare una decina di ore al giorno come fanno molti pensionati davanti alla televisione? Non è forse psicopatologico drogarsi per evadere dalla realtà? Non è forse psicopatologico essere dipendenti dal sesso? Non è forse psicopatologico spendere migliaia di euro in abiti firmati? Non è forse psicopatologico imbottirsi di Viagra 85 anni? Non è forse psicopatologico scaricare in aperta campagna dei rifiuti tossici? Quello che voglio dire è che erroneamente pensiamo che i folli siano disadattati. Forse è vero per i folli migliori e più innocui. Ma per stare al passo e adattarsi a un mondo folle bisogna per integrarsi socialmente e lavorativamente sviluppare nevrosi e psicosi. Ogni tanto le persone lasciano intravedere, lasciano scorgere la loro follia, quasi sempre inibita, come in queste piccole azioni quotidiane che io ho elencato, ma sarebbero un’infinità gli atti quotidiani psicopatologici, che ciascuno di noi compie, spesso senza accorgersene e senza riflettere. La maggioranza delle persone non riesce a mettere a fuoco né a frutto la propria follia. Etichettare in modo molto negativo i cosiddetti folli è un modo per esorcizzare la propria follia, i disturbi che tutti più o meno abbiamo. Ci sono persone che non riconoscono il loro lato folle, lo reprimono totalmente e poi dopo aver covato rabbia, inadeguatezza hanno uno scatto d’ira, perdono totalmente la lucidità, diventano pericolosi socialmente. In questi giorni sono saliti alla cronaca degli omicidi causati da persone con problemi psicologici non curati. Io assumo psicofarmaci per prevenire ogni disturbo. Mi vedo una volta ogni tre anni con il mio terapeuta, ma c’è una buona alleanza terapeutica, nel senso che se dovessi avere pensieri strani la prima cosa che faccio sarebbe chiamarlo. Eppure soffro di attacchi di panico e di ideazione prevalente, due cose non invalidanti, non socialmente pericolose e non patologiche a livello psichiatrico. Quando ci vediamo gli descrivo i miei umori e i miei stati mentali. Vuole che gli consigli dei libri. Mi ha detto che se voglio posso anche non pagare, ma io pago sempre. Ritengo che andare da un terapeuta possa favorire l’evoluzione mentale di ognuno. Non la vedo una cosa degradante, umiliante, di cui vergognarsi. Dovremmo tenere presente queste cose quando si tratta di salute mentale: 1) tutti, più o meno, abbiamo problemi psicologici. Dire che una persona ha dei problemi è superfluo e dispregiativo perché tutti abbiamo dei problemi. Non riconoscerlo significa negare l’evidenza dei fatti, la natura umana, la problematicità odierna con un mondo sempre più caotico e complesso 2) tutti avremmo bisogno di uno specialista della psiche per fare un check-up, almeno una volta all’anno (a meno che non si assuma psicofarmaci) ) ognuno dovrebbe lavorare su sé stesso e tramite l’introspezione cercare di integrare la parte non patologica con la parte patologica, che tutti abbiamo 4) non si dovrebbe aspettare di andare da uno psicologo solo quando si ha una crisi. Bisognerebbe andarci sempre 5) andare dallo psicologo anche quando si sta bene non è mai inutile perché tutto sommato aumenta la nostra autoconoscenza interiore e funge da valvola di sfogo 6) bisogna sfatare qualsiasi pregiudizio sulla follia. Basti pensare a riguardo al risaputo e provato legame tra follia e creatività 7) andare da un esperto della psiche non è segno necessariamente di essere gravemente disturbati, ma significa essere delle persone civili, che curandosi si prendono cura della loro salute mentale e migliorano i rapporti umani con le persone con cui interagiscono. 8) certe cose intime e scomode è meglio raccontarle a un professionista che ha il segreto professionale tra le regole deontologiche che a finti guaritori, maghi, cartomanti, santoni, sempre pronti a specularci sopra. 9) talvolta psicologi, psicoterapeuti, psichiatri si rivelano non adeguatamente preparati o empatici. Questa però non deve essere la scusa buona per non andarci. Prima o poi la persona giusta si trova 10) come andiamo una volta all’anno a fare le analisi del sangue o l’elettrocardiogramma dovremmo andare da uno psicoterapeuta a farci fare un controllo ogni anno. 11) molto meglio la moda di andare dallo psicologo che quella di non andarci affatto
Tutte queste cose potrebbero sembrare scontate per coloro che credono di essere raffinati intellettuali, in realtà non lo sono per niente perché in Italia da questo punto di vista della salute mentale siamo ancora indietro e c’è ancora molta strada da fare. Il vero progresso umano passa anche da un cambiamento di mentalità nei confronti della cosiddetta follia.