LA ROSA BIANCA

Coglierò per te
l’ultima rosa del giardino,
la rosa bianca che fiorisce
nelle prime nebbie.
Le avide api l’hanno visitata
sino a ieri,
ma è ancora così dolce
che fa tremare.
È un ritratto di te a trent’anni,
un po’ smemorata, come tu sarai allora.

ATTILIO BERTOLUCCI (Parma 1911 – Roma 2000)

La poesia, pubblicata nel 1934, si muove dalla rosa bianca annunciata dal titolo, per arrivare al ritratto della donna amata. Come accade ai poeti lirici, il paesaggio correla il sentimento. Bertolucci la coglierà per donargliela, come pegno d’amore. Interessanti le scelte metriche: le due allitterazioni del v. 5 (la consonante V, costrittiva alveolare sonora), e del v. 9 (la consonante T, occlusiva dentale sorda). Significativa la scelta dei tempi verbali: la lirica inizia e chiude col futuro ‘coglierò’ e ‘sarai’, a mo’ di cerchio; prima troviamo il presente e il passato prossimo. I 10 versi sono: 2 quinari, 2 novenari, 2 senari, 1 settenario, 2 endecasillabi e 1 doppio settenario. L’immagine della rosa è intessuta di correlazioni di opposizione e sintonia: ‘ultima’ fiorisce ‘nelle prime nebbie’, è ‘bianca’ come la nebbia pascoliana. La dolcezza, ‘che fa tremare’, connota l’affetto del poeta. Il ritratto di lei, proiettato nel futuro, sfuma nella tenerezza. Una poesia d’amore strana, originale e memorabile.