Ausilia Bertoldo

Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri

ALESSANDRO BARICCO, CASTELLI DI RABBIA

È vero che nei libri di Baricco persone e avvenimenti che sembrano completamente slegati e lontani prima o poi si incastrano e, come tessere di un puzzle, completano il quadro. Tuttavia in Castelli di Rabbia, che leggo per la seconda volta e di cui mi era rimasto un ricordo di confusione di personaggi e accadimenti, non sono sicura di avere messo tutti i pezzi al loro posto.

A Quinnipack, un luogo immaginario e misterioso, vivono personaggi poliedrici, con passioni intense, fissazioni, rituali incomprensibili, sogni e ambizioni, uomini donne e ragazzi legati da rapporti eccentrici, in un intreccio di vite, un ingorgo di situazioni surreali, in una trama intrigante e curiosa, a volte piacevolmente lirica, altre sgradevolmente prosaica.

Il ritmo della narrazione è disomogeneo, ora rapido e incisivo, ora lento e scandito da frasi infinite, insieme ingarbugliate e lineari . In questo libro, diversamente dagli altri che ho letto, non ravviso da parte dell’autore alcuna interazione con i suoi personaggi, i loro fallimenti e le loro disillusioni, usa una scrittura cinicamente fredda e distaccata per raccontare la debolezza, l’ardore, la pazienza, la sofferenza e perfino assurdamente ironica di fronte ad una morte improvvisa.

Devo dire che questo libro mi è piaciuto un po’ meno di come lo ricordavo e un po’ meno anche degli altri libri di Baricco.

P.S. Però ci sono pagine, o frasi, o incisi che fulminano per la loro intensità e rimangono scolpiti in modo indelebile in qualche angolo della mente!