Alessandria, pubblicato da Pier Carlo Lava 

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Francesco Rossi

SCORIE D’ESPERIENZA

Recensione di Enzo Concardi

È da poco uscito per i tipi della Casa Editrice “Guido Miano” di Milano, nella collana Alcyone 2000, il volume Scorie d’esperienza di Francesco Rossi, che si compone di tre parti: Ouverture pasoliniana, Via Crucis, Ozio di marca. La prefazione è di Floriano Romboli. Si tratta di una lunga, varia e complessa partitura che, dapprima, prende ispirazione dalla figura dirompente di intellettuale non organico e anticonformista di Pier Paolo Pasolini, a tutti noto come poeta, narratore, regista, sceneggiatore e drammaturgo, dalla personalità e dalle idee anche discusse e discutibili, ma sicuramente voce libera ed autentica nel panorama culturale italiano, soprattutto nel secondo dopoguerra del Novecento: infatti, dopo la sua morte, diverse espressioni ideologiche italiane cercarono di avocare a sé la sua appartenenza di pensiero, dai liberali ai cattolici, dai comunisti ai radicali. Ciò per gli aspetti contradditori del personaggio, come cercherà di mettere in evidenza anche il nostro autore. Successivamente la tematica diventa palesemente religiosa e sacra (quel sacro che anche Pasolini rispettava) con le riflessioni e le immagini della Via Crucis cristiana che, tuttavia, giunge fino alla Resurrezione, mentre nella tradizione cattolica si ferma alla deposizione nel sepolcro. Infine – ed è la parte quantitativamente più abbondante – Rossi si concede libertà tematica su ogni fronte con composizioni corpose dal prevalente contenuto etico-civile, sia riguardanti la memoria storica del nostro Paese, che l’attualità, che la funzione dell’arte nel mondo contemporaneo. Spesso tale terza parte del libro ha toni ironici, satirici, graffianti verso le espressioni del Potere e delle Istituzioni, divenendo quindi una denuncia di tipo sociale sulle storture e la corruzione della vita pubblica italiana.

 Analizzando più da vicino l’Ouverture pasoliniana si possono riscontrare gli aspetti dicotomici attribuiti al poeta de La religione del mio tempo: c’è una «Italia che vive sotterranea» e «l’ego borghese»; «anima e desideri» contraddetti da doveri ed impegni; l’intelletto da una parte e il sentimento dall’altra; la prospettiva sacra e la dialettica umana; «Popolo» e «Idea»; il «contrasto tra la Civiltà e il Mito» (tra virgolette le citazioni da A miglior vate le ceneri). In L’usignolo che stonato canta altre posizioni bipolari appaiono nel testo, come le dilacerazioni fra il senso religioso e la natura sensuale; l’Ideologia e la Tradizione; le dostojevskiane dinamiche morali vizio-colpa- ricerca della verità. Tuttavia nello stesso contesto giunge il riconoscimento della dimensione profetica pasoliniana e la sottolineatura della sua passione di parlare al mondo, di mettere a nudo se stesso, di trasmettere prototipi struttural-valoriali per una rivoluzione copernicana della società. Dopo un accenno alla purezza della Natura, viene evocata dall’autore, in La religione del tempo, la famosa polemica di P.P.P. contro la Sinistra storica che, sorta sull’anticapitalismo, si è poi piegata a compromessi col Potere, mettendo la maschera di una casta piccolo-borghese-radicale opportunista. Questa parte si conclude con Gioia di vita, inno alla Bellezza dell’Arte, «rivelata religione».

 Nella Via Crucis, Francesco Rossi – con uno stile solenne, enfatico, esondante di immagini, riflessioni, dialoghi – si mantiene sostanzialmente sulla linea del racconto evangelico e quindi dell’ortodossia, ma mi piace evidenziare la sua attenzione per le creature femminili, presente anche nella vita del Cristo: Cristo incontra la Madre e Cristo consola le pie donnesono le due stazioni in cui il Figlio di Dio esorta Maria e le donne di Gerusalemme alla speranza e alla fede nella salvezza: messaggio positivo che s’invererà con la sua Risurrezione. Nella terza parte – Ozio di marca – illettore scoprirà da sé la carrellata dei riferimenti storici, politici, sociali e civili che l’autore affastella: dalle memorie garibaldine all’epoca fascista; dall’eccidio di Via Rasella all’assassinio di Aldo Moro; dal delitto Matteotti al caso Tortora. Troviamo anche, per altro, dichiarazioni sul suo abbraccio alla Metafisica e numerose frecce scagliate contro la decadenza contemporanea, il diffondersi del taedium vitae, lo stile di vita dell’usa e getta, la corruzione partitocratica … e il grido liberatorio di Morte all’ “Ègo”, prima che lui uccida la nostra umanità. 

Enzo Concardi