Articolo di Marina Donnarumma. Roma 24 novembre 2022

  • La grande musica e le grandi melodie sono immortali. Cambiano le culture; cambiano le mode; cambiano gli usi, ma la grande musica è immortale. La gente non smetterà mai di ascolatare Mozart; Tchaikovsky; Rachmaninov. ”La grande musica è come una grandiosa scultura, un fantastico dipinto. Ha consistenza in eterno. Questo è un fatto. ”(Michael Jackson)

E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica. (Friedrich Nietzsche).

  • Sappiate che non si può comprendere un dipinto, una poesia, un opera artistica in genere, può non piacere la danza classica, ma la musica? Dove la parola manca, là comincia la musica, ” dove le parole si arrestano, l’uomo non può che cantare. (Vladimir Jankélévitch).”
  • A tutti, ma proprio a tutti, piace la musica, da piccini ci addormentiamo con la musica, una canzone, da grandi ascoltiamo musica, di qualsiasi genere e la classica? “La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori.” Johann Sebastian Bach.

“La musica non è nelle note, la musica è tra le note”. Wolfgang Amadeus Mozart.

  • Scusate se ho voglia di citare questi grandi musicisti, ma loro hanno reso al mondo capolavori sublimi, le loro note sono la poesia dell’aria che soffia nell’anima. Intervistare il Maestro Carlo Palleschi un grande onore, un talento eccezionale, a 7 anni componeva. Un uomo dal grande spessore musicale e interpretativo.

” Il direttore sta in piedi “in luogo elevato” ed è visibile davanti e dietro. I suoi movimenti agiscono in avanti sull’orchestra e all’indietro sugli ascoltatori. Egli impartisce veri e propri comandi con la sola mano o con la mano e bacchetta. Con un piccolissimo movimento egli desta d’improvviso alla vita questa o quella voce, altre ne tacita, secondo la sua volontà. Ha dunque potere di vita e di morte sulle voci. Una voce morta da molto tempo può risorgere al suo comando. La differenza degli strumenti corrisponde alla differenza degli uomini. L’orchestra equivale a un’assemblea di tutti i principali tipi. Pronti a ubbidire, permettono al direttore di trasformarli in un’unità che egli farà poi divenire visibile dinanzi a loro stessi.
Elias Canetti, Massa e potere, 1960”

  • Personalmente amo la musica classica, per me i musicisti hanno un fascino speciale, da adolescente mi presi una cotta per un ragazzo che mi suonava il ” chiar di luna” di Beethoven, ogni volta che sento suonare mi vengono gli occhietti a cuoricino.

”Il cammino lungo e complesso, pressoché impossibile, del direttore; si tratta di portare il messaggio delle note verso l’infinito, che è Dio.” Riccardo Muti, su Corriere della Sera, 2009.

  • Carlo Palleschi, direttore d’orchestra, uomo dotato di grande personalità, sensibilità, umanità, un uomo come tanti? Assolutamente no, non un uomo come tanti, lui guida le note, non le possiamo vedere, ma le possiamo sentire. Non c’è nulla di più bello della musica. Ascoltatela. amatela. La musica cura e culla l’anima.

http://www.carlopalleschi.net/index2.php?pag=archive&cat=3

  • Sin da piccolissimo ha scoperto di avere un amore grande per la musica, dimostrando ”un orecchio assoluto ” I suoi genitori hanno intuito questo talento è accompagnato da subito? Ci può raccontare?

Veramente ho cominciato a suonare all’età di sette anni, insieme a mia sorella che aveva dieci anni, e questo non perché l’avessimo chiesto noi, ma perché era intenzione soprattutto di mia madre completare la nostra educazione dandoci anche una infarinatura di cultura musicale. Questo perché lei, da giovane, aveva cominciato a suonare il violino con ottimi risultati ma dopo appena tre anni aveva dovuto interrompere gli studi perché la sua famiglia non aveva i mezzi per poterle far proseguire questo tipo di studi.
Appena arrivato a casa il pianoforte, io ho cominciato a giocarci facendo ” un gran casino” e divertendomi molto a sentire tutti quei suoni. Poi mi divertivo anche a ritrovare sulla tastiera le melodie e le musiche che sentivo in televisione e sui dischi e inoltre mi piaceva in particolare inventare dei pezzi che partivano dall’improvvisazione, ma poi alcune parti di quelle improvvisazioni venivano selezionate, ripetute, perfezionate e in seguito collegate a sezioni diverse secondo un vero e proprio lavoro spontaneo di composizione. Avevo formato così un repertorio di una ventina di composizioni molto diverse fra loro a cui mio padre, al quale piaceva ascoltarmi quando tornava dall’ufficio leggendo il giornale seduto su una poltrona, dava i titoli a seconda del carattere, dell’andamento e delle caratteristiche musicali dei brani che andavo via via componendo. Per fare questo però, trascuravo completamente di fare gli esercizi noiosi ed ostici che ci assegnava la nostra vecchia insegnante con il risultato che le lezioni di pianoforte erano un supplizio sia per me che per la vecchia maestra la quale arrivò al punto di consigliare ai miei genitori, contro il suo interesse, di farmi smettere di studiare perché secondo lei non avevo nessun talento per la musica, mentre mia sorella era più disciplinata e diligente, quindi avrebbe potuto continuare. A questo punto mio padre si oppose dicendo: come è possibile che questo ragazzino sia negato per la musica se crea dei brani da solo e riesce a suonare ad orecchio tutte le melodie che sente mentre la sorella non è capace? Ci fu una riunione a casa dell’insegnante la quale disse: non sapevo che Carlo compone dei pezzi, fatemeli sentire. Così io suonare un brano che avevo composto e lei disse: questo procedimento di quinte paralle è tipico di Puccini, si vede che ha copiato. Io pensai: cosa c’entrano i pulcini? Perché di Puccini non avevo mai sentito neanche il nome! Comunque i miei decisero che anche io dovevo continuare e così questa tortura andò avanti ancora qualche anno finché mia madre decise di farci cambiare insegnante. Questi furono i primi sette anni del mio rapporto con la musica.
Il fatto che io avessi l’orecchio assoluto fu scoperto dopo sette anni dall’inizio dal professore che cominciò a prepararmi per l’esame di solfeggio, il quale si accorse che avevo una estrema facilità nel fare il dettato musicale e sospettò subito la presenza appunto dell’orecchio assoluto, così mi mandò in un’altra stanza e suonò delle note, poi mi chiese che note erano ed io ovviamente risposi perfettamente, poi ripete’ l’esperimento con gruppi di note più complessi e dopo pochissimi minuti mi disse: tu hai l’orecchio assoluto, ed infatti io quando sentivo i suoni li riconoscevo per nome: do, mi bemolle, fa diesis, la, si naturale etc.

  • Maestro, prima di essere un direttore d’orchestra era un musicista, credo che non le bastava, quale è stata la spinta?

lo stimolo ad intraprendere la direzione d’orchestra e’ derivato da una parte dall’aver coltivato insieme allo strumento lo studio della composizione, dall’altra il fatto di aver cominciato a vent’anni, appena diplomato, a lavorare in teatro e di essere rimasto affascinato dalla figura di alcuni Maestri con cui ho avuto la fortuna di lavorare insieme.

  • Per arrivare ai suoi livelli, ci sono voluti anni di studi e sacrifici, un mondo complicato, competitivo, difficile, non è mai stato sul punto di mollare?

Musicista, in qualche modo, si nasce e non è possibile abbandonare la cosa per cui nutri la tua più grande passione, sarebbe qualcosa di innaturale. D’altro canto è vero che il mercato del lavoro per i musicisti è un ambiente pieno di difficoltà e di figure ambigue e spesso fanno più strada quelli che hanno un particolare talento nel curare i contatti e le conoscenze con le persone che hanno potere in questo settore. Anche per questo spesso nella storia abbiamo avuto esempi di grandi musicisti che sono stati costretti ad emigrare per cercare un ambiente più favorevole e propizio dove il proprio talento potesse essere meglio apprezzato e compreso rispetto al paese d’origine.

  • Il suo un curriculum è di tutto rispetto, ha lavorato in tutto il mondo, dove si è trovato meglio?

Un concerto sinfonico o una produzione lirica sono attività che coinvolgono un importante numero di persone. Per questo la riuscita dell’evento dipende molto dalla qualità, dalla serietà e dalla precisione del lavoro organizzativo, oltre che dalla qualità dei musicisti e dei solisti che si hanno a disposizione. In ogni paese troviamo luoghi di eccellenza e realtà con profili artistici meno importanti, e ciò in virtù del fatto che di solito hanno sovvenzioni più limitate e quindi meno possibilità di investire in qualità. Devo dire che in America ( USA e Canada) la serietà e la professionalità nel modo di lavorare sono davvero fuori dal comune. Ciò non toglie che si lavori benissimo anche nella maggior parte dei paesi europei e nei paesi asiatici più sviluppati.

  • Cosa consiglierebbe ai giovani che vogliono diventare musicisti?

Ai giovani musicisti si può consigliare di viaggiare il più possibile ed andare a studiare nelle grandi città dove normalmente si ha la possibilità di andare in un Teatro di livello internazionale e di ascoltare le migliori orchestre ed i migliori solisti del mondo. Inoltre è molto importante e stimolante approfondire la conoscenza di altre culture e anche di più lingue, conoscere altri sistemi di studio e di approccio verso la materia. Tutto questo cercando ovviamente di entrare in contatto con gli artisti e i didatti di chiara fama e capacità.

  • Lei è ospite come direttore del teatro dell’opera di Seul, è spesso in Corea?

Si può dire che la Corea è un Paese per me molto familiare, anche perché mia moglie è coreana. Per questo Seoul è una seconda patria per me, anche perché sono molto affascinato dalla cultura orientale e dalla capacità di questo popolo di capire ed amare la nostra arte. Negli anni ho maturato la convinzione che questa popolazione abbia delle capacità particolari nella pratica della musica e ciò è dimostrato anche dal fatto che una altissima percentuale dei vincitori dei più importanti concorsi internazionali di esecuzione musicale sia formata appunto da giovani coreani. Inoltre ammirano molto noi italiani per il nostro modo di essere e di vivere, per il nostro stile e per la nostra passione oltre che per l’immenso patrimonio artistico che abbiamo ereditato dai nostri avi, per cui mi trovo benissimo in quel paese orientale e vengo trattato con molto riguardo e rispetto sia in ambito lavorativo che nella vita di tutti i giorni.

  • Sicuramente avrà un grande musicista preferito, e fonte di ispirazione, chi è?

Avere dei modelli è tipico della fase giovanile dell’attività artistica; man mano che si avanza verso la maturità diventa sempre più importante la meditazione, la ricerca introspettiva e la continua evoluzione del pensiero in base alle proprie esperienze. Da ragazzo ho avuto varie figure che ho ammirato molto per quanto riguarda la direzione d’orchestra, primo fra tutti forse Arturo Toscanini, ma anche molti altri grandi direttori come Tullio Serafin, Claudio Abbado, Herbert Von Karajan, Carlos Kleiber, solo per citare i più noti. Fra i compositori sento un’affinità speciale con Verdi, ma mi trovo molto a mio agio anche con Puccini, Rossini e Donizetti per quel che riguarda l’opera e con tutti i grandi classici a partire da Mozart fino a Shostakovic, passando per Beethoven, Brahms, Schubert, Schumann, Tchaikovsky, Ravel, Mahler, Stravinski etc.

  • Lei ha dei progetti e dei sogni da tirare fuori dal suo cassetto?

Ho avviato un progetto molto interessante a Seoul in collaborazione con mia moglie che è una produttrice di eventi musicali, si tratta de “La Bottega dell’Opera”, ovvero un centro teatrale dove i più giovani ( cantanti, direttori, pianisti, registi) imparano il proprio mestiere lavorando insieme a chi ha più esperienza. È bello tramandare ai nuovi talenti tutto ciò che si è appreso per esperienza diretta nell’arco di vari decenni di studio e lavoro. Mi piacerebbe che questo progetto si possa sviluppare ed ingrandire sempre di più e proiettarsi su più continenti. Fra i miei prossimi impegni devo dirigere la Tosca al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, La Traviata a Seoul, la Turandot a Spoleto e vari concerti sinfonici in diversi paesi europei ed asiatici.

  • Io la ringrazio per questa bellissima intervista, il mondo musicale è affascinante e pieno di stimoli. Dire che la musica è vita è una verità, se non ci fosse, il mondo sarebbe silenzioso, morto. Tutto ciò che è in natura è musica, noi, non facciamo altro che leggerla. Grazie Maestro Carlo Palleschi

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 24 novembre 2022.

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