Il barista serve due caffè, poggiandoli sul bancone; Luigi, seduto a un tavolinetto in un angolo del bar, sorseggia il suo cappuccino e, mentre legge un articolo su un quotidiano nazionale, non si accorge che dinanzi un uomo con aria sorpresa si avvicina lentamente.

– Questa poi… –

-… Giovanni! –

-… già! E tu … sei Luigi Reggiani. –

Luigi si alza e abbraccia calorosamente il suo vecchio amico Giovanni e lo invita a sedersi accanto.

– Prendi qualcosa? –

– Già fatto. –

– Anch’io. Meno di un’ora fa ho messo tanta di quella roba nello stomaco, che faccio perfino fatica a bere questo cappuccino. –

– Ti sei svegliato con una fame da lupi – osserva l’amico.

– Non proprio, ma è andata così.  Volevo starmene seduto a respirare l’aria di casa, e non potevo certo non ordinare nulla – risponde Luigi.

– Stavo per andare via, quando ti ho visto appartato in quest’angolino. Non ti è servito nasconderti dietro ai tuoi bellissimi occhiali scuri – dice con simpatica ironia l’uomo. – Sono trascorsi… credo, più di vent’anni dall’ultima volta che ci siamo visti, e non sei per nulla cambiato – continua, Giovanni.

– Nemmeno tu sei cambiato… a parte, un po’ di pancia – replica scherzosamente Luigi. – Non ho incontrato nessuno dei vecchi amici; entrando, pensavo di gustare il buon caffè di Mario, invece mi sono dovuto accontentare di un cappuccino. –

– Non ti sei fidato? –

– Può darsi che il differente aroma che si respira abbia influito sulla mia decisione. –

– Il buon Mario, te lo ricordi, vero? È stato sfortunato. Ha sposato una donna che, oltre a spassarsela con un altro uomo, l’ha portato sul lastrico. Ha dovuto vendere il bar. Non so che fine abbia fatto. Tu come stai? – chiede Giovanni.

– Be’, non mi lamento! Guai se lo facessi, giusto? –

– Giusto! –

– Tu cosa mi racconti? –

– Non mi sono sposato; questo magari non ti sorprenderà. –

– Dici bene. –

– Ho aperto un’agenzia di pulizie che mi rende benino… mia madre è morta cinque anni fa, mio padre è vecchio e malandato, ed io gli faccio compagnia nella nostra vecchia casa di sempre. Pensi di rimanere, o si tratta di una veloce rimpatriata? – chiede con il sorriso sulle labbra, Giovanni.

– Ecco, sono venuto per far visita a un nostro amico di giochi, che da parecchi anni sembra divertirsi a invadere il campo dei miei pensieri. –

– Chi è? –

– Si chiama Andrea, Andrea Bartoli, ha una voglia sul mento. –

-… no, non mi viene in mente. Dove abitava? –

– Nelle case rosse. Sono sicuro. –

– Niente da fare, non mi viene in mente. Senti, io devo andare ad aprire bottega, facciamo così, una di queste sere passa da casa mia, organizzeremo qualcosa di divertente. Non te ne pentirai, te lo assicuro – Giovanni si alza dalla sedia e dà una pacca amichevole sulla spalla a Luigi – dove alloggi? –

– Ho preso una stanza in una pensione. –

– Se sapevo che venivi in città, ti avrei ospitato a casa mia. Senti, vediamoci, ho per le mani un giro di donne. Sei sposato? –

– Scherzi! –

– Meglio così. –

– Non hai perso il vizio. –

– Perché dovrei. È l’unica cosa di veramente piacevole per cui valga la pena vivere. Non sei d’accordo? –

– Certo, che lo sono – risponde compiaciuto Luigi.

– Naturalmente, se la cosa ti va. –

– Tu cosa pensi? –

– Be’, non lo so. A volte, col trascorrere degli anni si cambia… –

– Non è il mio caso. –

– Bene, allora a presto! – dice l’amico, la cui verve mette di buon umore Luigi, importante per la sua breve permanenza nella città natia.

– Forse non sarà lo stesso caffè che preparava Mario, ma non è niente male, te lo assicuro! – tiene a precisare Giovanni.

– Lo proverò. –

– Ti aspetto. –

– Va bene. –

-Ti do il numero del mio cellulare… –

– Non preoccuparti. Verrò a disturbarti in casa. –

– Se non dovessi trovarmi, non dire a mio padre chi sei, tanto non ti riconoscerà. Sai come sono i vecchi. –

– Potrebbe irritarsi. –

– Indovinato! –

– Mi muoverò con circospezione. –

– Bravo, hai capito. A presto. –

Luigi saluta l’amico con un cenno, per poi porre l’attenzione al quotidiano sul tavolinetto, mentre finisce di bere il cappuccino ormai freddo.