Sono tifoso della Samp e queste notizie non mi sembrano da “mal comune-mezzo gaudio” ma foriere solo di TANTA TRISTEZZA e PREOCCUPAZIONE:

Dai guai della Juve a Ilva: un calcio al capitalismo

DI GAD LERNER

2 DICEMBRE 2022

Dalla pagina Facebook di: Mario Cicchetti

Altro che “supercazzolare la Consob”, come si è lasciato scappare al telefono un manager della Juventus. Gli eredi dell’impero Fiat hanno ben altri orizzonti. Ieri il quotidiano Repubblica, di proprietà degli Agnelli-Elkann (che l’hanno pagato meno di quanto pagarono il calciatore Cristiano Ronaldo), nelle pagine economiche dedicava un titolo compiaciuto alla holding di famiglia: “Exor, tesoretto da 6,5 miliardi per nuove acquisizioni”. Un bel gruzzolo, non c’è che dire, perfino se lo confrontassimo per un attimo alle cifre della nostra legge di bilancio. Il che, naturalmente, è insensato, anche perché la sede fiscale e la sede legale di Exor sono da tempo emigrate all’estero. “La voglia di fare shopping non si ferma”, leggiamo. John Elkann può annunciare agli analisti finanziari di aver accumulato una “potenza di fuoco” sufficiente a effettuare nuovi investimenti nei settori del lusso, della tecnologia e della salute. In Italia? Speriamo, ma c’è da dubitarne. Le notizie riguardanti i procedimenti giudiziari sulla Juventus vengono invece opportunamente relegate dal giornale di famiglia nelle pagine sportive, anche se le perdite della società bianconera sono già costate centinaia di milioni alla holding. Dunque non si tratta solo di un fastidioso intoppo reputazionale. Prendiamoci allora la libertà di mettere in fila la concatenazione di intoppi che hanno accompagnato il tragitto post-industriale di quella che fu la principale famiglia del capitalismo privato italiano, la quale non ne è uscita certo impoverita. Al contrario, ne ha tratto cospicuo arricchimento finanziario, nel mentre l’economia e la società italiana pagavano il prezzo salato del suo disimpegno.

Oggi viene chiesto il rinvio a giudizio per false comunicazioni sociali e ostacolo alla vigilanza Consob per un azionista importante di Exor come Andrea Agnelli. Ma prima era già emerso l’occultamento all’estero di capitali che ha indotto Margherita Agnelli, la figlia dell’Avvocato, a impegnarsi in una controversia ereditaria sia con la madre defunta, sia con i figli del primo matrimonio. Non si tratta solo di una dinasty che offrirebbe materia per bravi sceneggiatori di serie tv, se in Italia qualcuno osasse produrla. Bensì della rappresentazione concreta di come gli interessi di una classe dirigente imprenditoriale, che si pretendeva illuminata, siano entrati in collisione con l’interesse nazionale. Il tutto si è consumato in silenzio, approfittando della soggezione che i protagonisti di questa fuoriuscita hanno continuato a incutere trasversalmente sull’insieme del nostro establishment politico e giornalistico. Neanche la “destra sociale” pervenuta al governo tuonando contro i poteri forti in nome del popolo, troppo impegnata com’è a dare la caccia ai “furbetti” del reddito di cittadinanza, ha speso finora una sola parola patriottica riguardo agli eredi della grande industria automobilistica italiana. Sarà solo una coincidenza, ma a cercare di mettere una pezza ai bilanci della Juventus viene designato da John Elkann lo stesso manager che, dopo aver licenziato in tronco Carlo Verdelli, ha accompagnato la svolta tecnocratica di Repubblica, e pazienza se ciò avrebbe provocato un’emorragia di vendite. Resa sopportabile, forse, proprio dalla volontà di accompagnare il graduale distacco di Exor dal tessuto industriale italiano.

Se poi allarghiamo lo sguardo, ci imbattiamo in uno scenario di operazioni fallimentari che minano alla radice il nostro sistema economico proprio là dove l’impresa privata avrebbe dovuto svolgere un ruolo da protagonista. L’acciaieria di Taranto è oggetto di un braccio di ferro tra l’azionista tuttora di maggioranza, la multinazionale ArcelorMittal, e la subentrante mano pubblica, col rischio concreto di precipitarne il destino. Il progetto di rete unica varato dalla Cassa depositi e prestiti per Tim è stato bloccato, lasciando indefinito il futuro della compagnia telefonica. Le perdite della compagnia aerea Ita, vittima di maldestri tentativi di privatizzazione, impongono un soccorso pubblico e rischiano di pregiudicarne la cessione. L’elenco, con la recessione alle porte, potrebbe allungarsi. Solo le aziende dei settori energetico e degli armamenti viaggiano col vento in poppa, in tempo di guerra.

Le anomalie societarie riconosciute, dando le dimissioni, dagli amministratori della Juventus, sembrano piccola cosa, in un tale contesto. Tanto più che di analoghi comportamenti illeciti si sono macchiate probabilmente anche altre squadre di calcio. Ma se resta vero che il pesce puzza dalla testa, allora dovrebbe suscitare allarme che emerga del marcio fra gli azionisti di una multinazionale, imprenditori che dovrebbero sentirsi corresponsabili del destino del Paese, e non solo fra i soliti avventurieri che da sempre cercano di coprire i loro affari grazie alle nostre passioni sportive.