Alessandria, pubblicato da Pier Carlo Lava 

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Inizia la caccia alle streghe

«È recentemente giunto alle nostre orecchie che in alcune regioni dell’alta Germania, molte persone di entrambi i sessi, rinnegando la fede cattolica, si sono abbandonate a demoni maschi e femmine, e che, a causa dei loro incantesimi, lusinghe, sortilegi, e altre pratiche abominevoli, hanno causato la rovina propria, della loro prole, degli animali, e dei prodotti della terra, così come di uomini e donne».

Recita così un passo significativo della bolla Summis desiderantes affectibus (“Desiderando con supremo ardore”), promulgata «nell’anno del Signore 1484, cinque dicembre» da papa Innocenzo VIII, con cui venne messa definitivamente al bando la stregoneria.

Qui nacquero i presupposti della famigerata caccia alle streghe, che per quasi due secoli provocherà migliaia di vittime in tutta Europa. Il documento papale, in concreto, nominò due figure di inquisitori, i domenicani tedeschi Heinrich Kramer Institor e Jacob Sprenger, incaricati di perseguire con estrema durezza maghi, guaritori e streghe che «infestavano» la Germania con i loro malefici e sortilegi.

I due monaci decisero di raccogliere tutta la loro conoscenza del fenomeno in una sorta di manuale antistregonico, pubblicato con il titolo di Malleus Maleficarum. In esso si affrontava la stregoneria come fenomeno prettamente femminile, partendo dal delirante presupposto che la donna fosse per natura più soggetta a essere influenzata dal diavolo.

Un compendio di superstizione e misoginia che trovò terreno fertile ben oltre i confini tedeschi, favorito dalla ignoranza e dalla paura del demonio diffuse nel mondo contadino e nelle fasce più povere della popolazione. Fu questo retroterra ideologico a scatenare una feroce crociata contro migliaia di donne, di ogni età e condizione, costrette a confessare la propria colpa con mezzi di tortura di inaudita efferatezza, fino alla pena capitale del rogo.

Levatrici, guaritrici che ricorrevano a infusi e decotti, prostitute: erano gli identikit delle vittime predestinate, arrestate spesso per la delazione di un vicino invidioso.

Gli inquisitori puntarono molto su quest’ultimo aspetto che consentiva di mettere le mani su persone facoltose, alle quali venivano confiscati tutti i beni.

Sul numero delle vittime non ci sono stime attendibili, giacché in molti casi si preferì bruciare o distruggere gli atti dei processi, sia da parte della Chiesa (nel timore che finissero nelle mani dei nemici), sia da parte dei parenti delle vittime (per nascondere l’onta agli occhi della gente). In Italia, ad esempio, i documenti pervenutici testimoniano una maggiore concentrazione delle persecuzioni al Nord (soprattutto in Val Camonica) e in Toscana, mentre per molti studiosi ci sono le prove che la stregoneria era molto diffusa anche al Sud (si pensi alla città di Benevento).

Erroneamente inquadrata nel contesto medievale (nel corso del quale c’erano state più persecuzioni verso eretici e fedeli di altre religioni), la caccia alle streghe esplose in piena età moderna, protraendosi fino alla metà del Seicento.