“Sera d’autunno” di Giovanni Pascoli

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Lungo la strada vedi per la siepe
ridere a mazzi le vermiglie bacche:
nei campi arati tornano al presepe
tarde le vacche.

Vien per la strada un povero, che il lento
passo tra foglie stridule trascina:
nei campi intona una fanciulla al vento:
fiore di spina!

Giovanni Pascoli – da Myricae

GIOVANNI PASCOLI nacque nel 1855 a San Mauro di Romagna ed era quarto di 10 figli. Fin da piccolo ebbe buoni insegnanti che gli trasmisero la passione per i classici. Purtroppo nel 1867 il padre fu assassinato tornando da un viaggio a Cesena, e questo gli segnò la fine dell’infanzia e l’ingresso al mondo degli adulti.
Nel giro di pochi anni morirono altri parenti e per Pascoli si era rotto ciò che lui definiva “nido” familiare.
Intanto le condizioni economiche stavano peggiorando però grazie ad una borsa di studio riuscì a continuare gli studi a Bologna nella facoltà di lettere. Però durante questi anni visse in un periodo di crisi, preoccupato per le difficoltà economiche e per la lontananza dalla famiglia. Pascoli fu arrestato per aver partecipato a una manifestazione a favore degli anarchici, ma fu presto liberato grazie all’aiuto di Giosuè Carducci. Pascoli finì gli studi, si laureò e iniziò ad insegnare latino e greco. A 38 anni pubblicò il Myricae, una raccolta poetica che nasce dalla riflessione del poeta sulle radici biografiche della propria esistenza.  È costituita da 22 poesie nella prima  versione, mentre in quella pubblicata nel 1903 ne conteneva 156. I temi di queste poesia erano il ciclo delle stagioni, il lavoro dei campi e la vita contadina in generale, colta negli aspetti più quotidiani.  Compose poi i Canti di Castelvecchio, pubblicata nel 1903 e nella versione definitiva nel 1912, che rappresenta per certi versi la continuazione di Myricae, infatti il poeta stesso li definì “seconde myricae” o “myricae autunnali”.
In seguito comprò una casetta a Castelvecchio dove visse con suo sorella Maria (Mariù) e cerco di ricostruire il nido famigliare.
A 50 anni fu nominato insegnante di lettere all’università di Bologna come successore di Carducci.
Nell’ultimo periodo della sua vita scrisse altre opere come i Canti di Castelvecchio e morì di malattia a 57 anni.