Alessandria, pubblicato da Pier Carlo Lava 

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SERA D’OTTOBRE

Lungo la strada vedi per la siepe

ridere a mazzi le vermiglie bacche:

nei campi arati tornano al presepe

tarde le vacche.

Vien per la strada un povero, che il lento

passo tra foglie stridule trascina:

nei campi intuona una fanciulla al vento:

fiore di spina.

GIOVANNI PASCOLI, Myricae 1891

Due strofe saffiche: 3 endecasillabi e 1 quinario, a rime alterne ABAb CDCd. Bozzetto agreste, visivo e colorato, costruito simmetricamente: la strada e i campi si alternano a coppie di versi; la prima strofa presenta un elemento vegetale, le bacche, e uno animale, le vacche; mentre la seconda introduce due presenze umane, il povero e la fanciulla (Gianfranca Lavezzi). Pascoli si rivolge al lettore con il tu generico, che sarà ripreso da Montale. La malinconia autunnale è appena accennata. Impressioni rapide, ma definite, la visione succede alla visione; è la tecnica di quasi tutte le poesie di “Myricae”. Sintassi paratattica, con fitta punteggiatura: i due punti, i puntini di sospensione. Gli enjambement dei vv. 3/4 e 5/6 rallentano le due proposizioni. Parafrasi. ‘ridere a mazzi le vermiglie vacche’: spiccano per il colore rosso vivo; ‘presepe’: stalla; ‘tarde’: lente; ‘un povero’: mendicante; ‘lento passo tra le foglie stridule trascina’: è anziano e forse malato; ‘fanciulla’: giovane contadina; ‘intuona al vento’: canta a gola spiegata; ’fiore di spina’: l’inizio di uno stornello festoso.