Ieri sera era amore

Ieri sera era amore,
io e te nella vita
fuggitivi e fuggiaschi
con un bacio e una bocca
come in un quadro astratto:
io e te innamorati
stupendamente accanto.
Io ti ho gemmato e l’ho detto:
ma questa mia emozione
si è spenta nelle parole.

*

Sono nata il ventuno a primavera

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

*

Canto alla luna

La luna geme sui fondali del mare,
o Dio quanta morta paura
di queste siepi terrene,
o quanti sguardi attoniti
che salgono dal buio a ghermirti nell’anima ferita.

La luna grava su tutto il nostro io
e anche quando sei prossima alla fine
senti odore di luna
sempre sui cespugli martoriati
dai mantici
dalle parodie del destino.

Io sono nata zingara, non ho posto fisso nel mondo,
ma forse al chiaro di luna
mi fermerò il tuo momento,
quanto basti per darti
un unico bacio d’amore.

*

Spazio

Spazio spazio, io voglio, tanto spazio
per dolcissima muovermi ferita:
voglio spazio per cantare crescere
errare e saltare il fosso
della divina sapienza.
Spazio datemi spazio
ch’io lanci un urlo inumano,
quell’urlo di silenzio negli anni
che ho toccato con mano.

*

Io mi sono una donna (a Salvatore Quasimodo)

Io mi sono una donna che dispera
che non ha pace in nessun luogo mai,
che la gente disprezza, che i passanti
guardano con attesa e con furore;
sono un’anima appesa ad una croce
calpestata, derisa sputacchiata:
mi son rimasti solo gli occhi ormai
che io levo nel cielo a Te gridando:
toglimi dal mio grembo ogni sospiro!

*

Non avessi sperato in te

Non avessi sperato in te
e nel fatto che non sei un poeta
di solo amore
tu che continui a dirmi
che verrai domani
e non capisci che per me
il domani è già passato.

*

Avviene talvolta

Avviene talvolta

che il tempo trascorra remoto e leggero
come sugli alti torrioni
d’un medievale maniero,
allora tu non ricordi
più nulla della tua vita
e generosa ti involgi
dentro una rena sopita.
Avviene che il tempo talvolta dimentichi il tuo coraggio
e tu ne vieni sconvolta
come una rosa nel maggio.

*

Dedica

Occorre un amore grande
per viverti accanto, amore mio,
e cavalcare il destino
che è come un puledro avverso,
come una macchina astrusa
e tu vorresti scendere
guardare pascoli azzurri
e invece il destino bizzarro
sbatacchia le povere ali
e immiserisce l’amore
così, quando è sera
io mi adagio al tuo lato
come una vergine stanca
né so cosa tu mi puoi dare
né sai cos’io voglia dire.

*

Se tu non vieni qui

Se tu non vieni qui
io sento che la terra si sfalda
e non mi dà più luce.
C’era un tempo lontano
in cui tutto era letizia
e forse era candore
e forse non era niente
il tempo in cui ero felice,
ma adesso che tu ci sei
è un rumore così tremendo
il battito del cuore in un muro,
è un battito di mille mani
che applaudono applaudono
in continuazione
un pianto senza speranza.

*

No, non tornare

No, non tornare, avrei crudo sgomento
e mi toglieresti a questi dolci sogni
o forse troveresti che disfatta
è la mia carne e la mia croce viva,
non tornare a vedermi, sono in pace
con le sfere assolute dell’amore
e mi giaccio scoperta e solitaria
come una rosa sfatta nel sereno.

*

Alda Merini nasce a Milano nel 1931. Sensibile, anticonformista, profondamente religiosa, rivela fin da bambina un grande talento per le lettere e per le arti. Esordisce come autrice appena quindicenne: fin da allora, la sua scrittura attira l’apprezzamento di nomi prestigiosi del panorama culturale come Giacinto Spagnoletti, Eugenio Montale e Maria Luisa Spaziani. Nel 1947 viene internata per un mese nella clinica Villa Turro a Milano, dove le viene diagnosticato un disturbo bipolare: a questo primo ricovero ne seguiranno altri dopo la nascita dei figli. Questi alterni periodi di salute e malattia, normalità e isolamento, avranno molta eco nelle sue composizioni, quale manifestazione di un profondo tormento esistenziale. Altro importante elemento della sua poetica è la fusione mistica tra la sfera carnale e quella spirituale: questo tratto, caratteristico del suo personale modo di sentire e di vivere, diventa la chiave del rapporto con Dio, nello sforzo di annullare le distanze fra cielo e terra (evidente soprattutto nella raccolta Magnificat, un incontro con Maria, del 2002). Muore a Milano nel 2009 per un tumore osseo. Tra le sue opere poetiche più note si ricordano La presenza di Orfeo (1953), La terra santa (1984), Delirio amoroso (1989), La pazza della porta accanto (1995), Ballate non pagate (1995), La volpe e il sipario (1997), La carne degli angeli (2007).

Donatella Pezzino


Immagine: Alda Merini in una foto giovanile (da Pinterest).

Fonti: