A San Polo,una piccola frazione del comune di Arezzo, una famiglia italiana si appresta a festeggiare l’Epifania in compagnia di amici,i quali hanno parcheggiato le auto nel resede antistante la rustica villetta del padrone di casa,il cinquantatreenne Sandro Mugnai L’abitazione risulta fuori mano,in una zona praticamente di aperta campagna e,dunque isolata.

E’giorno di festa e di convivialità quando il cinquantanovenne albanese Gezim Dodoli,che condivide  il primo piano della casa con la famiglia Mugnai, si metta alla guida dell’escavatore del Mugnai, posteggiato vicino ,e motore acceso, danneggia prima le auto dei convenuti, poi si accanisce contro la casa in modo violento,facendo andare dapprima in frantumi i vetri.

Il proprietario ,affacciato alla finestra,gli intima di smettere ma il Dodoli non si arresta ,anzi, con la banna del mezzo danneggia l’arcata superiore dell’abitazione ,che verrà poi fatta sgomberare in quanto inagibile, dai vigili del fuoco.

Mugnai,vuoi per difendere la propria proprietà quanto per difendere i propri familiari ed amici, dopo inutili richiami sotto la minaccia di un fucile regolarmente detenuto, spara più di un colpo al  Dodoli, uccidendolo.

Spetterà alla forze dell’ordine , allertate,spengere l’escavatore,ancora in moto e  far uscire gli abitanti della casa, per fortuna incolumi.

Ora Mugnai è in carcere ad Arezzo con l’accusa di omicidio e oggi, il gip Giulia Soldini raccoglierà le sue dichiarazioni e forse sapremo i motivi di tanto odio che ha diviso  i due coinquilini,ccche prima si frequentavano come amici. Per ora sappiamo di liti dovute a rumori ,cattivi odori dalla tubature, liti per confini.

Quello che ci chiediamo va oltre l’accaduto :quando inizia e dove finisce la legittima difesa?

Se le forze dell’ordine fossero state chiamate subito avrebbero fatto in tempo ad evitare il peggio,ovvero che i presenti nell’appartamento fossero coinvolti nell’abbattimento dell’edificio?

E’giusto accusare senza attenuanti un uomo che,in preda al panico ,ha difeso se stesso e i propri cari messi a repentaglio della vita?

Quello che ci chiediamo dunque è che venga fatta chiarezza e soprattutto venga promulgata una legge che determini in modo soddisfacente i limiti oltre i quali la difesa personale ,in situazioni di emergenza ,non costituisca un reato grave,per non fare della vittima un delinquente.

Non vorremmo più assistere a fiaccolate in memoria di negozianti o cittadini perbene che,nel rispetto della legge, sono stati sopraffatti da malviventi,magari restati impuniti.