Alessandria, post pubblicato a cura di Pier Carlo Lava 

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LUNA D’INVERNO

Luna d’inverno che dal melograno

per i vetri di casa filtri lenta

sui miei sonni veloci, di ladro,

sempre inseguito e sempre per partire.

Come un velo di lacrime t’appanna

e presto l’ora suonerà…

Lontano,

oltre le nostre sponde, oltre le magre

stagioni che con moto di marea

mortalmente stancandoci ci esaltano

E ci umiliano poi, splenderai lieta

tu, insegna d’oro all’ultima locanda,

lampada sopra il desco incorruttibile

al cui chiarore ad uno ad uno

i visi in cerchio rivedrò, che un turbine

vuoto e crudele mi cancella.

MARIA LUISA SPAZIANI

Questa poesia si trova ne “Le acque del sabato” 1954. Strofa unica di 15 versi, uno compreso nello scalino. Ho contato: 10 endecasillabi, 1 decasillabo, 2 doppi senari, 2 novenari. Il centro lirico di questa poesia sta nell’immagine delle stagioni che si alternano ‘con un moto di marea’: la Natura, intesa nella sua forza sovrana, incontrastabile. La disposizione romantica ad animare gli elementi cosmici, privilegiandone gli aspetti corrucciati e tempestosi, è bilanciata dall’attitudine classica del movimento descrittivo, lento e paziente. Le immagini non si annichiliscono l’una nell’altra, nonostante la loro esuberanza espressiva, ma emergono vive, completandosi. Notevole la tendenza metamorfica della lirica: se la luna si fa ‘lampada sopra il desco incorruttibile’, è il secondo termine di paragone che si impone con uno stacco realistico, spazzato dall’incursione di un ‘turbine/ vuoto e crudele’. Il tema dominante è pertanto la memoria, mentre l’immaginazione sconfina verso orizzonti più ampi e avventurosi.

Questa poesia è stata proposta da Enza.