Alessandria, post pubblicato a cura di Pier Carlo Lava
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Langa di fumo e di profumo.
Rose gialle nella curva
di Bossolasco per finire
ferme nella luce di tela
in Menzio, Paulucci e Chessa.
Vigne a ragnatela sulle schiene
di Dogliani che si incottano
nel merletto superstite
dello Schellino.
Nebbia che riprende
quel profumo e quel fumo
che si alza dalla terra
friata dall’acqua
e dall’arsura di una tenerezza
che pesa il tempo
sull’aprile della mano.
NICO ORENGO
Questa poesia è tratta da “Langhe. Memorie, testimonianze, racconti”, Einaudi, Torino 1991. Strofa lunga di 16 versi. Ho contato: 5 novenari, 3 ottonari, 2 endecasillabi, 1 quinario, 3 senari, 2 settenari. Parafrasi. ‘Langa’: le Langhe sono le colline tra Asti e Cuneo, quelle intorno ad Alba furono descritte da Fenoglio; ‘fumo’: la nebbia che sale dal terreno; ‘Bossolasco’: paese delle Langhe; ‘tela’: quella dei quadri; ‘Menzio, Paulucci e Chessa’: tre pittori torinesi; Dogliani: paese delle Langhe con vigneti sterminati, celebre per il dolcetto e il barbera; ‘incottano’: la cotta viene indossata dai chierichetti quando servono la messa; ‘Schellino’: il suo “Ritiro della Sacra Famiglia” fu realizzato con traforo e antichi merletti, a Dogliani; ‘friata’: resa friabile. Poesia visiva e colorata che descrive, in modo accurato e preciso, il paesaggio delle Langhe. La tenerezza è l’affetto che sente Orengo quando va nelle Langhe, e che provano coloro che amano queste colline.