La poetessa salernitana Fiorella Rega si presenta ai lettori di Alessandria today (biografia e tre poesie)

di Pier Carlo Lava

Alessandria today è lieta di presentare ai lettori del blog la biografia e le poesie della poetessa salernitana Fiorella Rega.

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Note biografiche

Carmen Rega, in arte Fiorella Rega, è nata a Salerno e vive a Mercato S. Severino (SA). Dopo gli studi classici, ha conseguito la laurea con lode in sociologia all’Università degli Studi di Salerno. Nel novembre del 2018, ha pubblicato la sua prima silloge poetica, Parole Nuove (Paguro Edizioni), con la quale ha ottenuto numerosi riconoscimenti, fra cui la menzione speciale della giuria al Premio Internazionale “Giglio Blu di Firenze” 2019 e la menzione di merito e l’inserimento nell’antologia “Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti” 2018.

Scrive sulla rivista letteraria internazionale “Fiorisce un Cenacolo”. È stata presidente di giuria alla Prima Edizione del “Premio Artistico Letterario San Vincenzo Ferrer” 2019. Per la narrativa, è autrice del racconto breve L’arte di ascoltare pubblicato nel libro Lettere da

Babbo Natale e regali indimenticabili (Paguro Edizioni, 2019). Conduce seminari sulla poesia nelle scuole di ogni ordine e grado sul suo territorio. Attualmente è impegnata nella stesura di una nuova silloge poetica, la cui pubblicazione è prevista per dicembre 2019.

OBLIO

Nulla è più vicino al cuore

del dolore.

Colate di cielo nero

a radicare i piedi:

ogni passo è fermo.

La strada della notte allarga

le sue scure braccia.

È inutile mordere istanti

dalle ali spezzate.

Andare oltre le scelte

è la scommessa

dopo l’oblio di giorni confinati

L’ARIA SI FA NEVE

Ho freddo.

Non mi scaldano

i tuoi gesti esasperati

— convulsi —

mentre l’aria si fa neve.

Un treno scivola

su binari calpestati,

fischia la vita

che si porta addosso

dal tramonto all’alba.

Mi chiami.

Le sillabe di arrotolano

affannate.

Mi arriva

solo un suono soffocato,

mentre l’aria si fa neve.

Non c’è più tempo.

Le nostre mani

avranno altre carezze.

E gli occhi

che guardavano al domani,

domani

guarderanno nuovi occhi.

Ti sto dicendo Addio.

QUEL CHE RESTA

Ci restano bocconi di memorie

quando eravamo sazi dei tramonti

scesi sulle cosce

— le spalle nude a graffiare il vento —

le mani a scavare buche

per annacquare fiori tremolanti.

Dune di sabbia rosa

intorno ai nostri piedi caldi

salite e poi discese di parole

come altalene di sussurri

al nostro mondo

disegnato su pezzi di carta lisi.

Ci restano le scritte colorate

sui cartelloni a vista: «Si nasce per morire».

Non ci abbiamo creduto mai.