A Palazzo Pitti, Firenze, si è aperta la mostra “Rudolf Levy- L’opera e l’esilio”, un omaggio che la Galleria degli Uffizi rende al grande pittore espressionista tedesco, nonché allievo di Matisse. Una grande retrospettiva, che copre tutta la sua attività.

Le 47 opere in mostra racconteranno la tormentata esistenza di Levy attraverso i suoi dipinti, dagli anni giovanili fino a quelli dell’esilio, tra cui gli ultimi trascorsi proprio a Firenze e considerati i più prolifici dal punto di vista artistico. 

Il Terzo Reich aveva cancellato la sua produzione, marchiandola come arte degenerata, cosa che avveniva con molti pittori dell’epoca giudicati “poco convenzionale”.

A quasi ottant’anni dalla morte e a pochi giorni dalla ricorrenza del Giorno della Memoria, grazie a questa iniziativa possiamo riscoprire questo artista discriminato e ahimè deportato dal Nazismo tedesco.

In fuga dal regime nazista, Levy visse i suoi ultimi anni a Firenze prima di essere deportato ad Auschwitz, dove è morto.

La mostra sarà visitabile fino al 30 aprile.

La direttrice del Museo della Deportazione e Resistenza di Prato, Camilla Brunelli: “Si è finora parlato troppo poco di Rudolf Levy a Firenze, dove fu arrestato il 12 dicembre 1943. Mancava un omaggio importante al pittore, una mostra monografica che avesse come focus gli anni dell’esilio – in particolare gli ultimi passati a Firenze – e che delineasse, anche attraverso un apparato documentario curato dallo storico berlinese Klaus Voigt, purtroppo recentemente scomparso, la sua vicenda umana di persecuzione, esilio e deportazione. Klaus Voigt ha studiato per tanti anni l’esilio in Italia di ebrei e oppositori del regime nazista e stava scrivendo un libro su di lui: mi fa piacere ricordare che dobbiamo a lui l’idea di questa mostra, subito accolta dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt”.