Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea organizzata dalla Galleria Milanese, a cura di Roseli Crepaldi e Antonio Castellana e presentazione Giada Eva Elisa Tarantino. Dal primo al decimo posto gli artisti premiati avranno le loro opere stampate su tessuto e presentata in una sfilata esclusiva a Brera, Milano, Italia.

“In questo millenio moda e arte si promuovono con impressioni incrociate e condivise, dialoghi pieni di differenze e coincidenze che si presentano come un evento visivo, partecipativo e arricchente perché mette in luce aspetti che rimangono chiusi nel dietro le quinte creativo. La moda adattata alla vita reale ha sempre avuto la necessità di esserlo funzionale, il suo rapporto con l’arte e l’industria, sembra essere ben lungi dall’appagare gli ideali dell’arte per l’arte; anche la moda è un concetto non sempre rappresentativo del mondo dell’arte. Questo è cambiato nel processo di un percorso estetico in cui il assimilazione di idee che corrono da una parte o dall’altra, cioè che possono andare dalla moda all’ arte e viceversa. In questo modo si combinano i loro stili e si visualizza la dualità: quella che esiste tra i loro modi di sentire l’arte, che sebbene a priori abbiano obiettivi diversi, contemplare uno scopo comune che ha a che fare con la messa in scena di un’estetica plastica.”……..Balla traduce in tessuti gli elementi di sintesi studiati nella pittura come la velocità della linea, le forme di rumore e i ritmi cromatici. Contro la moda pastorizzata borghese, il futurismo esplode con un abito che riposiziona l’individuo nello spazio urbano. Le idee futuristiche di Balla incoraggiano un certo numero di artisti – tra cui Thayaht (1893-1959)10 – a creare una casa d’Arte, dove sviluppano oggetti, progetti di decorazione d’interni e abbigliamento (GERCHMAN, 1975). La moda negli anni sessanta nasce da uno scenario dove il pret-a-porter è una realtà già consolidata dal decennio precedente. L’abbigliamento funzionale non è più qualcosa dell’universo sperimentale, ma fa parte della vita quotidiana di chiunque nel paesaggio urbano. Gli artisti ora si appropriano dell’abbigliamento come estensione dei loro problemi in tre dimensioni e in movimento. Come quando Lucio Fontana (1899-1968) – insieme a Bruna Bini – usa l’abbigliamento come supporto per l’espressione del suo manifesto spaziale, ‘riparando’ le sue tele strappate in abiti……..

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