NAZIM  HIKMET, poeta turco, recensione di Elvio Bombonato

Nazim_Hikmet

Nelle mie braccia tutta nuda
la città la sera e tu
il tuo chiarore l’odore dei tuoi capelli
si riflettono sul mio viso.

Di chi è questo cuore che batte
più forte delle voci e dell’ansito?
È tuo è della città è della notte
o forse è il mio cuore che batte forte?

Dove finisce la notte
dove comincia la città?
Dove finisce la città dove cominci tu?
Dove comincio e finisco io stesso?

(Berlino 1961)  trad. Joyce Lussu

Il grande poeta turco (1902-63) trascorse 15 anni nelle famigerate prigioni turche, perseguitato dall’Erdogan di allora. Joyce Lussu, intellettuale cosmopolita toscana (scrisse “Scarpette rosse”), moglie di Emilio (“Un anno sull’altipiano”) fu sua amica. 

La poesia, intensa nella prima strofa, esprime  nelle due successive, tramite domande rivolte a sé a lei al lettore, lo stupore la gioia lo straniamento, già provati eppure nuovi, che si provano dopo che si è fatto l’amore con la propria donna, sentendo l’appartenenza reciproca dei propri corpi.

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