DALL’ARGINE

Posa il meriggio sulla prateria.
Non ala orma ombra nell’azzurro e verde.
Un fumo al sole biancica; via via
fila e si perde.

Ho nell’orecchio un turbinìo di squilli,
forse campani di lontana mandra:
e, tra l’azzurro penduli, gli strilli
della calandra.

GIOVANNI PASCOLI, Myricae 1891

Due strofe saffiche: 3 endecasillabi e 1 quinario, a rime alterne ABAb CDCd. Costruzione sintattica ellittica, per asindeto e costruzione nominale, vv. 2, 6/7/8.
Poesia impressionista, un quadretto campestre diviso in due parti: la prima strofa è visiva, dominata dai colori espliciti e impliciti: azzurro verde grigio rosso; la seconda uditiva.
Parafrasi. ‘Posa’ già usato da Leopardi (“La sera del dì di festa”) per indicare l’immobilità del paesaggio; ‘biancica’: biancheggia; ‘fila’: si allunga come un filo; ‘turbinìo’: sostantivo frequentativo in -io, con effetto fonosimbolico; ‘campani’: campanacci; ‘penduli’: sospesi nel cielo; ‘calandra’: allodola.