La soluzione adottata da Cacciola nel rappresentare la commedia di Aristofane è divisa idealmente in due parti senza interruzioni. La prima, che si svolge soltanto sul proscenio e a sipario chiuso, è quella che segue la trama della commedia originale: Dioniso, dio del teatro, che, con saggia intuizione del regista, è interpretato da una donna a simboleggiare la fecondità (del resto il dio era un ibrido tra la figura maschile e quella femminile), si appresta a recarsi negli Inferi per ricondurre in vita Euripide affinché questi possa con la sua opera far risorgere la tragedia che sulla terra si sta estinguendo. Ad accompagnarlo è il servo Xantia che affronterà anche i momenti più perigliosi del cammino. Sarà Eracle che indicherà ai due come raggiungere la palude Acheronte dove ci sarà Caronte che con una barca potrà traghettare il solo Dioniso, mentre Xantia sarà costretto a seguirlo al guado. Il linguaggio usato dai personaggi coinvolti è scurrile, irto di doppi sensi e scatologico. Xenia parla del teatro come un fan club dove per partecipare bisogna essere bravi “scorreggioni” perché “con la scorreggia dopo 2500 anni ancora si ride” e si nominano poi altre deiezioni del corpo umano. Eracle chiede a Dioniso quali siano le sue preferenze sessuali ma il dio non capisce neppure con i lazzi che il suo servo gli dirige. Si fanno ipotesi su quali potrebbero essere gli artisti di oggi: Zerocalcare, Bob Dylan…, ma “un contemporaneo che sia un vero poeta non lo trovi”. Gli spettatori sono chiamati “adepti” che “vengono a teatro a vedere i teatranti che compiono i loro riti”. Xantia, quasi a volerli provocare elargisce loro un lungo elenco di sostantivi sui quali appoggiare le parole “meglio” e “migliore” a significare che ormai nel teatro vige solo la retorica. Ed è a questo punto che il coro, formato da persone del pubblico e da due attori, sale sul palco perché dia i suoi consigli. A iniziare, come da consuetudine, è il corifeo il quale lamenta il fatto che la città (il teatro) sia stata privata della poesia perché è “da migliaia di anni che soffriamo dello stesso male” e, rispetto all’antichità, oggi abbiamo per dei i direttori artistici, i ministeri della cultura che sono assurti a nostri idoli

La seconda parte inizia a sipario aperto su una scena che è occupata sulla destra da un albero rinsecchito. Su una base musicale di intense percussioni ha luogo una lunga tribale danza forsennata fatta di movimenti convulsi nella quale eccelle Dioniso e che finirà per coinvolgere anche gli spettatori. Avviene poi il cerimoniale in cui Xantia viene dipinto di nero e Dioniso di bianco. A sfiorare il corpo del primo sono mani guantate di colore bianco, mentre sul corpo del secondo a intervenire sono mani guantate di nero: sono lo yin e lo yan i simboli del Tao che uniscono e dividono. E mentre si ascoltano fuori scena le voci di persone in età avanzata che si chiedono, dolenti, che senso ha la vita, altre cose accadono fino al crollo dell’albero che ne suggella la morte. Quello che segue è la sintesi del significato di tutta l’operazione con un finale soggetto a interpretazione: il personaggio, Eschilo e non Euripide, che viene riportato in vita da Dioniso riuscirà a ridare al teatro l’antico splendore? E come saranno gli spettatori?

L’ambizioso ed eterogeneo progetto teatrale di Marco Cacciola ha avuto una lunga gestazione essendo iniziato nel periodo anteriore alla pandemia covid ed è andato finalmente in scena per la prima volta nello sorso anno. La rappresentazione è da ammirare sia dal punto di vista formale che per i suoi contenuti. Per quanto riguarda il primo aspetto è affascinante la scenografia dovuta a Federico Biancalani che immette nel mondo ultraterreno adeguato ai personaggi che lo abitano e le musiche di Marco Mantovani lo sottolineano bene. Diversi gli aspetti simbolici sottolineati da vari oggetti, come il mantello dorato indossato da Dioniso che serve anche per distinguere il personaggio, tanto che quando questi, per timore di affrontare nella prima parte le ira di Eaco nell’Ade, lo cederà a Xantia per fargli prendere il suo posto. O anche il bastone che Dioniso porta con sé, una forma moderna del “tirso” che distingueva il dio. I tre interpreti principali Claudia Marsicano (Doniso), Matteo Ippolito (Xantia) e Lucia Limonta (nei tre ruoli di Eracle, Caronte e Eaco) hanno dato prova di grande spessore interpretativo nelle vesti dei loro personaggi, specialmente nella prima parte, quella dove sono stati chiamati a sostenerli nei vari tipi di generi teatrali sui quali si fonda poi sostanzialmente lo spettacolo a significarne ma mano il progressivo decadimento. E infatti, e qui si entra nel merito dell’aspetto dei contenuti: non si può non rimarcare l’intuizione di Cacciola che ha scelto un testo come “Le rane” che era un testo dal forte valore sociale e lo ha portato ai nostri giorni, mantenendolo vivo grazie alla traduzione di Maddalena Giovannelli e Martina Treu e alla drammaturgia di Lorenzo Ponte. Un esempio che i classici sanno essere eterni se interpretati nella loro essenza originale. Altro punto significativo è quello di ricorrere alla presenza del pubblico che non è una mera “trovata” ma possiede una sua essenzialità: non a caso gli spettatori nella prima parte fungevano da “adepti” (così vengono definiti da Dioniso), e quindi da persone che assistono passivamente ai teatranti che compiono i loro riti, mentre nella seconda parte si sono dimostrati più partecipativi e non solo quelli chiamati a far parte del coro ma anche gli altri sparsi in platea, specialmente durante la scena della danza forsennata.

I due momenti essenziali dello spettacolo (sia la prima parte più esilarante che la seconda, decisamente dal forte impatto scenico e musicale) sono piaciute molto al pubblico presente che ha applaudito a lungo. Lo spettacolo sarà in replica fino al 10 febbraio.

Trailer dello spettacolo:

Visto il giorno 2 febbraio 2023

(Carlo Tomeo)

Dal 2 al 10 febbraio

LE RANE

da Aristofane

mar – ven ore 20.30, sab ore 19.30, dom ore 16.00

progetto e regia Marco Cacciola
con (in o.a.) Giorgia Favoti, Matteo Ippolito, Lucia Limonta, Claudia Marsicano, Francesco Rina
e un coro di cittadini ogni giorno diverso
traduzione Maddalena Giovannelli, Martina Treu
dramaturg Lorenzo Ponte
scene Federico Biancalani
costumi Elisa Zammarchi
direzione tecnica Rossano Siragusano
musiche e suono Marco Mantovani
assistente alla regia Gabriele Anzaldi
produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale / Teatri di Bari /Solares Fondazione delle Arti

Foto Luca Del Pià

Il video del trailer dello spettacolo è realizzato da Elsinor Teatro Fontana

Spettacolo inserito in abbonamento Invito a Teatro

DURATA SPETTACOLO

1 ora e 40 senza intervallo

PREZZI

  • Intero 21 €
  • Giovedì sera 17 €
  • Convenzioni 17 €
  • Over 65 / Under 14 10 €
  • Under 26 15 €
  • Teatro in Bici 15 €
  • Gruppi scuola 9 €
  • Prevendita e prenotazione 1 €

Per prenotazione gruppi scuola scrivere a teatroscuola@teatrofontana.it