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Mergozzo: un piccolo mondo ai piedi della Val d’Ossola

Di Luciana Benotto

Il lago di Mergozzo, lungo solo 2 km. e mezzo, moltissimo tempo fa non era che l’estremo lembo occidentale del lago Maggiore, ma le grandi piene alluvionali del fiume Toce crearono uno sbarramento deltizio, l’attuale piana di Fondotoce, cioè quel lembo di terra che oggi divide i due specchi d’acqua. In un angolo tranquillo sorge la linda e graziosa cittadina che dà nome al lago, circondata da boschi di robinie, castagni, betulle, rovere e faggi, i cui sentieri consentono piacevoli passeggiate che permettono di godere di scorci panoramici sulle Alpi e sul lago Maggiore. 

Il paesino è ricco di antichissime testimonianze; i reperti rinvenuti sui terrazzamenti che lo sovrastano narrano di insediamenti risalenti al 3.000 a.C., seguiti nel tempo da quelli dei Leponzi, una popolazione di probabile origine celtica, che nel II sec. a.C. fu sottomessa dai Romani. Al secondo piano del Museo Archeologico ospitato nel settecentesco Palazzo “Luigi Tamini”, sono esposti reperti ritrovati per l’appunto dalla preistoria all’epoca romana: asce da combattimento in pietra, il famoso ‘pugnale in bronzo dell’Ardola’, corredi della necropoli di Carcegna, una spada celtica con fodero e oggetti di vita quotidiana dell’età augustea. Il primo piano dell’edificio è invece dedicato agli strumenti del lavoro tradizionale dei cavatori e degli scalpellini che lavorarono nelle cave di granito della frazione di Montorfano e in quelle di marmo rosa di Candoglia, cave queste, che furono donate dagli Sforza alla Veneranda Fabbrica del Duomo, che ancora oggi le utilizza per i continui restauri.

A Mergozzo, in riva al lago, sorge un plurisecolare olmo, ormai cavo, che ricorda il medioevo, quando i seniori e i consoli del borgo si riunivano sotto le sue fronde per amministrare la cosa pubblica e la giustizia. Fortunatamente questa pianta così antica e maestosa, dal 2002, è stata riconosciuta dalla Regione Piemonte, come albero monumentale d’interesse paesistico e storico, e quindi è protetta.

Nella via centrale del paese sorge la chiesetta romanica di Santa Marta, dotata di una navata e un’abside semicircolare. Poco distante, preceduta da una scenografica scalinata, vi è la parrocchiale dell’Assunta, dall’interno barocco, che custodisce un pregevole confessionale e un pulpito di legno intagliato e la cosiddetta ‘Croce di Gerusalemme’, di legno d’ulivo intarsiato di madreperla.

Nelle acque pulite del lago è possibile praticare sport quali lo sci nautico, la vela ed il windsurf; quest’ultimi grazie anche al vento che spira dalla valle del Toce. Ma anche gli amanti della pesca potranno divertirsi a catturare trote, lucci, coregoni, agoni, persici, carpe, tinche e pure salmerini, naturalmente dopo aver richiesto il relativo permesso rilasciato in loco, comprensivo di tesserino, in cui sono riportati il regolamento, i limiti di cattura, le misure minime e gli orari di pesca. E per chi invece i pesci se li vuole trovare bell’e pronti nel piatto, è preferibile che si mettano le gambe sotto al tavolo di uno dei numerosi ristorantini locali.

Come arrivare:

In auto: A8 direzione Sesto Calende, poi A26 fino a Mergozzo.

In treno: Stazione F.S.

Orari Museo Archeologico: marzo-aprile-maggio-giugno e settembre-ottobre:

sabato e domenica dalle 15.00 alle 18.00;

luglio-agosto: apertura tutti giorni, tranne il lunedì, dalle 15.00 alle 18.00;

In altri giorni ed orari: apertura su richiesta per scolaresche e gruppi.