LA MADRE, di Giuseppe Ungaretti, recensione di Elvio Bombonato

E il cuore quando d’un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d’ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all’eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m’avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d’avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

GIUSEPPE UNGARETTI, 1930, poi in “Sentimento del tempo” 1935

Il titolo è un indicatore semantico; non ‘a mia madre’, bensì ‘ la madre’, per accomunare tutte le madri; U. non si rivolge solo alla propria.  La lirica fu scritta due anni dopo la morte della madre.  Il TU è connotato dal tono invocativo/evocativo della preghiera.  ‘Come e quando’: passato e futuro, la continuità dell’amore materno, prima e dopo la morte, che in U. diventano ricordo e preghiera. La figura della madre si configura “come una statua romanica: la madre è scolpita con semplice linearità (Giovanni Getto). ‘In ginocchio’: la posizione della preghiera.  “Il muro d’ombra” allude al mistero tra la vita terrena e l’aldilà.  Similmente all’omonima poesia di Montale, anche questa è affettuosa: ‘come una volta mi darai la mano’; ‘alzerai tremante le vecchie braccia’; ‘e avrai negli occhi un rapido sospiro’, di sollievo e di gioia. 

La lirica consiste in 5 strofe, 2 quartine, una terzina, due distici; versi piani: 11 endecasillabi e 4 settenari.  La congiunzione ‘come’, iterata tre volte, costituisce l’intelaiatura sintattica su cui poggia il testo: come una volta, come già ti vedevo, come quando spirasti.  Nella sua apparente semplicità, la poesia è costruita mirabilmente. U. più volte dichiarò di non credere nell’ispirazione, per cui non scriveva di getto, ma lavorava ogni testo sino allo sfinimento. Contini definì questo metodo l’incontentabilità correttoria di U.