GLI IREOS GIALLI

I ragazzi partiti al mattino

di giugno, quando l’aria sotto i platani

sembra dentro rinchiudere un’altra aria;

I ragazzi partiti alla pesca

con un’unica lenza ma muniti

di un paniere ciascuno a bandoliera,

in silenzio ora siedono sul filobus

arrivato veloce al capolinea,

e il sogno rifanno che Milano

abbia azzurre vallate oltre il Castello,

dove saltino i pesci nei torrenti.

Sui prati rimane un po’ di nebbia,

la tinca nella sua buca di fango

ricomincia a dormire. Mattiniera

la carpa perlustra attorno ai bordi

di un tranquillo canale. La carpa

è astuta e non abbocca mai.

I pescatori non avranno fortuna.

Risalendo i canali e le rogge,

di prato in prato, di filare in filare,

arriveranno i ragazzi dove è fitta

la verzura dei fossi, dove gialli

sono i fiori degli ireos, e come spade

le foglie tagliano fresche correnti

sotto l’ombra dei salici.

Arriveranno fino ai fiori lontani

i pescatori senza ventura

i ragazzi in gita nella pianura.

LUCIANO ERBA 1960

Poesia di 28 versi piani di varia misura, priva di rime. Il poeta descrive un gruppo di

di ragazzi affiatati, che vanno a pescare con un’unica lenza, cercando l’aria pura. Prendono il filobus, emblema della vita meccanizzata e soffocante della città di Milano, attendono il prodigio: l’incontro con il paesaggio magico al di là delle tetre mura del Castello, promessa di una giornata di gioia e di festa. Questi ragazzi sono pescatori senza ventura: la carpa astuta non abboccherà alla loro canna artigianale, ma essi vivranno, in compenso, l’abbraccio della natura, l’entusiasmante scoperta dei canali, delle rogge, dei prati, dei filari, dei fiori luminosi, di cui è tanto avara la città.