– Buongiorno. –

– Buongiorno, signor Parker, è un piacere conoscerla; prego, si accomodi – dice l’uomo, un distinto sessantenne.

– Lei è … – replica il detective, varcato l’uscio.

– Mi scusi, non mi sono presentato. Sì, sono Mason Turner – risponde l’uomo, chiudendo la porta. – Non è un bel momento, ed è facile perdersi, deve credermi. –

– Le credo. Spero che non sia nulla di drammatico. –

– Il suo intuito cosa dice? –

– Non l’ho interpellato. –

– È sincero? –

– Sì, perché non dovrei esserlo. –

– Già. Prego. –

I due uomini raggiungono il meraviglioso salone, sul cui tavolo rettangolare sono seduti otto persone, ed esattamente, cinque uomini e tre donne di età compresa tra i venti e i settant’anni. Ma la cosa che salta all’occhio sono altre due persone, un giovane trentenne e una donna cinquantenne, posizionati in piedi ai due lati della sala con in mano un fucile da caccia a pallettoni e una pistola semiautomatica, puntate sulle sagome sedute, come se fossero al gioco del tiro al bersaglio.

– Non si impressioni per la strana accoglienza – dice Turner.

– Che storia è questa? – replica Parker.

– Una triste storia, signor Parker. –

– Non amo le brutte sorprese, e questa lo è. –

– Lei è stato gentilmente invitato, lo ammetto, un po’ tardivo, a questa festa di compleanno. –

– Mi dispiace, ma credo che abbiate invitato la persona sbagliata. –

– N’è proprio convinto? Lei è una persona molto perspicace, oltre ad essere un eccellente investigatore. Mi creda, è un onore averla tra noi. –

– Sono costretto a declinare l’invito. –

– Sarebbe un gesto scortese e, mi sento di aggiungere, alquanto deleterio. –

– Per chi? –

– Per tutti, naturalmente. –

– Venga al nocciolo della questione – gli chiede Parker.

– Questo sì che è parlare chiaro– risponde Turner. – Ieri sera, in pochi tra parenti e amici, ci siamo ritrovati in questa splendida casa per festeggiare il compleanno di mia figlia, il venticinquesimo compleanno della mia adorata Erin. Doveva essere una serata piena di allegria, invece … si è trasformata in un orribile inferno. Be’, non era quello che ci aspettavamo, e ora, non ci rimane che … punire chi si è permesso di macchiarsi di tale atrocità. Non chiediamo altro. –

– Non so cosa sia successo, ma …non vedo in che modo possa aiutarvi. –

– È il suo lavoro, cioè, scoprire la verità e, da quel che ne so, lo svolge alla grande, signor Parker. –

– Non mi piacciono le imposizioni, amo muovermi in piena libertà. –

– Nessuno le impone nulla, è libero di scegliere. –

– Davvero? Per un attimo mi sono sentito come una specie di recluso. –

– Forse, sarà dovuto alla scena che ha dinanzi ai suoi occhi. Stia tranquillo – dice Turner.

– Sono tranquillo – risponde Parker. – Sì, può darsi – continua, volgendo lo sguardo agli altri ospiti, da cui traspare una forte inquietudine. Il detective pone l’attenzione sulle due persone armate di fucile e pistola.

– Mio figlio e mia moglie – precisa a titolo informativo, Turner.

– Una famigliola affiatata, non c’è che dire – osserva Parker. – Questo è sequestro di persona, e passerete dei guai. –

– Mi creda, è l’ultimo dei nostri pensieri. Sono convinto, una volta a conoscenza dei fatti, che comprenderà il nostro atteggiamento. –

– Magari, diventando vostro complice. –

– Non esattamente; le chiediamo di offrirci la sua competenza, nient’altro. –

– Per che cosa? –

– Scoprire chi è stato tra le persone presenti a infliggerci un dolore così immenso. –

– Se non dovessi accettare? –

– Le poniamo le nostre scuse, ed è libero di andarsene. –

– E loro sarebbero d’accordo a lasciarmi andare? – gli chiede il detective, facendo riferimento al giovane e alla donna con le armi in mano.

– Sì, le do la mia parola – risponde l’uomo.

– Be’, allora tolgo il disturbo – replica Parker, avviandosi verso l’uscita, quando, ad un tratto, si ferma. – Una curiosità: cosa è successo di preciso qui dentro? –

– Un efferato crimine … hanno spento per sempre una luce splendente … la luce dei nostri occhi. –

– Sua figlia? –

– Sì. –

– Quando è successo? –

– Ieri sera sul tardi, alla fine della festa. –

– Lei dov’è? –

– Nella sua stanza … sta riposando. –

– Qualsiasi cosa sia successo, dovreste informare gli organi competenti. –

– La polizia? –

– Sì. –

– No, è una faccenda che si è aperta e dovrà chiudersi qui, tra queste mura. –

– La legge non lo permette, state rischiando grosso. –

– La legge … l’ho sempre rispettata, ma questa volta faccio di testa mia, assumendomene le responsabilità. –

– E la sua famiglia? È stato lei a convincerla? –

– Non l’avrei mai fatto; ci siamo trovati subito d’accordo sul da farsi, il tutto è avvenuto in modo spontaneo, non c’è stato nemmeno bisogno di un confronto. –

– Io non posso far parte di questa alleanza – afferma Parker.

– Ma lo desidererebbe, lo leggo nei suoi occhi – replica Turner. – Se fosse così, si può porre rimedio – l’uomo si allontana, per poi subito dopo ritornare con una pistola in mano, puntandola al detective. – Può andarsene, o rimanere nostro ostaggio; a lei la scelta. –

– Davvero notevole – osserva Parker. – E con quell’aggeggio pensa di mettermi paura? –

– Immagino di no; faccio quel che posso, signor Parker. –