(Rovigo)

 Ciao,

 ringrazio Valeria Gatti per la bella recensione che mi ha fatto sul suo blog.

Grazie e buona lettura,

Recensione

Cosa succede a Padova, nel bel quartiere in cui abbiamo lasciato Caterina Angeli – ex Commissario Capo della Squadra Mobile della Questura – e Claudia Tini – il Commissario Capo in attività? Spero ricorderete l’intervista con l’autrice – Maria Cristina Buoso – durante la quale presentò il progetto “Città in Giallo”, della sua passione per i libri gialli e, la nota finale che ci anticipava un seguito… per per chi se lo fosse perso può recuperare la lettura qui.

Il mistero dei sei tiramisù” offre la stessa atmosfera mista tra il dolce e la suspense del primo episodio e gran parte dei personaggi che abbiamo apprezzato: insieme a Claudia e Caterina, tornano anche Alice ed Elena – le proprietarie della “LibeRoomCat”, il bar-libreria-biblioteca che, in quest’avventura, gioca un ruolo ancor più importante e centrale. I volumi sono autoconclusivi, ma leggerli nell’ordine di pubblicazione fornisce quel fil rouge che a me piace sempre.

Il titolo anticipa qualche elemento della trama (ma non l’azione iniziale, quella che dà il via alla vicenda): una figura sospetta si aggira nel quartiere e sembra puntare la sua attenzione proprio a sei tiramisù. Caterina, Claudia, Alice ed Elena uniscono forze, curiosità e dolci abitudini per scoprire chi vuole per sé i tiramisù di Elena. Al gruppo si aggiunge Andrea, la veterinaria, la quale partecipa attivamente ed entra così a pieno diritto in questo romanzo giallo al femminile.

Le donne sono le protagoniste e l’autrice ci presenta un bell’affresco ricco di personalità, solidarietà, amicizia e sostegno. I momenti più dolci sono ben rappresentati da crostate appena sfornate, da marmellate (quella al pompelmo, pere e mele è la novità del momento) e cappuccini alla mandorla, da tazze di tè con zenzero e limone, e da una pizza calda servita a un ospite speciale… giusto per citarne alcuni.

Un altro bel messaggio arriva più o meno a metà dell’opera, quando Caterina scambia suggerimenti culinari col figlio, al telefono. E poi, nasce una conversazione che ho adorato, ve ne propongo un assaggio:

“Facciamo così, appena torna a casa, ci troviamo tutti insieme per un bel pranzo di famiglia”

“Anche papà?”

“Certo, lo sai che tra noi non ci sono problemi…”

La conversazione continua e ciò che emerge è un contesto di grande valore. L’autrice ha voluto esprimere la forza di una donna – Caterina – che come si evince, tiene molto all’unione famigliare, nonostante la coppia non sia più legata. In questo passaggio, c’è molto altro da apprezzare: il rapporto tra madre e figli (Caterina è madre di Kalena e Amos) e quella libertà di andare e tornare che ogni madre vorrebbe insegnare ai propri figli.

Ultima nota: anche per questo romanzo l’autrice si è ispirata a un grande classico che è, in questo caso, “L’avventura dei sei Napoleoni” un racconto di Arthur Conan Doyle.

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