(Arezzo)
Un fenomeno in crescita è quello della chiusura di negozi al dettaglio nei centri urbani. Colpa delle vendite online e delle catene della grande distribuzione e non solo.
Negli ultimi 10 anni centomila negozi al dettaglio e 16 mila imprese della vendita ambulante sono spariti : questo fenomeno ha cambiato e sta cambiando il volto delle nostre città come rileva un’indagine dell’Ufficio studi confcommercio in collaborazione con il centro studi delle camere di commercio.
Il locale lasciato dai negozi viene adibito a ristorante, a bar o comunque a luogo di ristoro : tuttavia questa nuova destinazione non copre la perdita di posti che neppure la creazione di nuovi alberghi riesce a colmare. L’Italia infatti mostra,dopo la stasi del periodo del covid,una forte vocazione turistica e,dunque verso le strutture ricettive ad essa collegate.
Altro fenomeno è quello della presenza degli stranieri sia come impresari (+44mila )che come occupati (+107mila) mentre si riducono le attività degli occupati italiani.
Una indagine su città medio-grandi del centro Italia ha evidenziato la riduzione delle attività di vendita, accentuata nei centri storici, mentre si incrementano farmacie, telefonie, alloggi e ristorazione :solo al sud ancora resiste la vendita al dettaglio.
Crollano in particolare attività quali vendita di libri, giocattoli ,mobili, abbigliamento vario con un calo che la confcommercio ritiene difficile recuperare ,visto il trend degli ultimi 10 anni del 20%.
Cosa fare ? Tornare a puntare sulla vendita online che già a soppiantato molte vendite tradizionali con la conseguente ulteriore desertificazione.
Anche la Toscana non sfugge a questo trend e l’incremento di negozi di telefonia, tabaccherie, farmacie, elettronica e ristorazione non colma la perdita del reparto distributivo. Benessere ,tecnologia e salute non ammettono risparmi ma il livello generale delle famiglie toscane è arretrato di quasi trent’anni. Lo sostiene il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, rilevando come la pandemia abbia accentuato un fenomeno già visibile prima e come ora bisogna far convivere nella stessa realtà di vendita l’ online e il tradizionale.Tuttavia rileva il presidente di Confcommercio toscano Aldo Cursano che un minor numero di negozi significa meno servizi e meno turisti e un danno specie a carico degli anziani e delle fasce deboli. E significa anche una fisionomia delle città cambiata,con minor sicurezza,minore scambio di relazioni e maggior degrado con fondi abbandonati e strade vuote.
Confcommercio ritiene dunque utile un maggiore coinvolgimento del territorio e una maggiore integrazione progettuale tra temi urbanistici ed economici,a partire dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per la rigenerazione urbana,con riferimento alla nuova politica di coesione 2021-27 .La programmazione europea ha infatti come obiettivo il territorio e la città al fine di promuovere lo sviluppo integrato e realizzare strategie urbane .
