Edoardo Bennato “La fata”, recensione di Elvio Bombonato
Caro Pier Carlo,
ho scritto questa analisi, solo contenuttistica stavolta, il significato, e di striscio il significante. Anche perché il testo è chiarissimo. La canzone è tratta da uno dei due immortali abum di Edoardo Bennato, laureato in architetture, che fa il cantante rock (l’altro è “L’isola che non c’è”, rivisitazione di Peter Pan): “Burattino senza fili” 1977, Ricordi editore.
LA FATA
C’è solo un fiore in quella stanza
e tu ti muovi con pazienza
la medicina è amara ma
tu già lo sai che la berrà.
Se non si arrende tu lo tenti
e scogli il nodo dei tuoi fianchi
che quel vestito scopre già
chi coglie il fiore impazzirà.
Farà per te qualunque cosa
e tu sorella e madre e sposa
e tu regina o fata, tu
non puoi pretendere di più.
E forse è per vendetta
e forse è per paura
o solo per pazzia
ma da sempre
tu sei quella che paga di più
se vuoi volare ti tirano giù
e se comincia la caccia alle streghe
la strega sei tu.
E insegui i sogni da bambina
e chiedi amore e sei sincera
non fa magie, né trucchi, ma
nessuno ormai ci crederà.
C’è chi ti urla che sei bella
che sei una fata, sei una stella
poi ti fa schiava, però no
chiamarlo amore non si può.
E forse è per vendetta
e forse è per paura
o solo per pazzia
ma da sempre
tu sei quella che paga di più
se vuoi volare ti tirano giù
e se comincia la caccia alle streghe
la strega sei tu.
C’è chi ti esalta, chi ti adula
c’è chi ti espone anche in vetrina
si dice amore, però no
chiamarlo amore non si può. (1977)
Edoardo Bennato è geniale, trasforma Pinocchio in un adulto e la fata in una ragazza, capovolgendo i ruoli. Tenere presente l’anno, il ’77 con il ritorno del femminismo.
Ma prima l’aneddoto; assegnai l’analisi della poesia in IV Magistrale, ero appena arrivato al “Saluzzo”, Istituto Magistrale di AL, col solito “giradischi della prima guerra mondiale” e il prezioso LP.
Si trattava del primo tema in classe del secondo quadrimestre. Bennato piaceva a tutte, 17 febbraio 1986. Il titolo era volutamente aperto: “Interpretate la canzone ‘La Fata di Bennato’ e spiegatene il messaggio”. L’allieva più brava di italiano alza la mano e domanda: “Prof., ma cosa vuol dire: chi coglie il fiore impazzirà ?”. Risposta mia lapidaria: chiedilo a una compagna. E l’amica del cuore, compagna di banco: “Ma dai”, e confabula. “Ah, ho capito”. Svolse un tema bellissimo, il migliore. Avercelo avrei potuto usarlo per il commento. Ero riuscito a toccare le corde di tutte le allieve, non io, Bennato. Su 23 allieve, pur avendomi avuto solo un anno, 14 portarono italiano all’esame (chi mi aveva preceduto era un’insegnante di Tortona, scorbutica, ma colta).
Il senso della poesia è un avvertimento alla donna. Il marito o compagno agli inizi sarà innamoratissimo, orgoglioso, soddisfatto. Tu sarai la sua regina, ma sempre in posizione subalterna. Le decisioni importanti le prenderà lui, che ti vuole e ti considera una fata (finchè il corpo sarà sodo), purché sottomessa.
Essere una fata è un inganno; da sempre funziona così.
Il ritmo sfrenato del ritornello è la chiave della canzone: se vuoi volare ti tirano giù (il verso più bello perché visivo: una ballerina classica che vola in spaccata perfetta nel cielo come un fenicottero per la posizione delle gambe). Insegui sogni da bambina… Ma quali sogni, lui non è interessato ai tuoi sogni, sono sogni, non esistono; lui ti vuole schiava, diventerai la solita donna oggetto mascherata da fata, un oggetto da esibire (quanti maschi lo fanno). Questo non è amore, afferma a ragione il grande Bennato, non può essere considerato amore, questo atteggiamento è violenza mascherata, mancanza di rispetto, negazione dell’autonomia che spetta a ogni persona adulta.
Cosa sia l’amore Bennato non lo dice; avrebbe dovuto scrivere una seconda canzone, però lo si evince per inferenza: è il contrario. Dunque: non essere considerata una fata solo per l’aspetto fisico, lui vuole cogliere il fiore, che lo farà impazzire, ma non condividerà altro con te, troppo egocentrico, troppo narciso (vuole metterti in vetrina). Quindi non devi fare la fata (magari per farti sposare) perché in questo modo assecondi quello che lui già pensa e vuole da te. Non usare la tua bellezza per sedurlo; se lui ti ama davvero non servono né la bellezza né la seduzione, anzi sono dannose in quanto confemano ciò che lui, per educazione, per maschilismo inconscio, per i condizionamenti familiari e sociali, ha già dentro di sé nel suo DNA.
foto e audio da: https://www.youtube.com/watch?v=267CDzvIlXg
La sentivo da ragazzina ai tempi dei primi lenti. Mi ricordo di un ragazzino che mi piaceva tanto che me la sussurrò all ‘ orecchio nell ‘ unico lento che mi invitò a ballare con lui.., troppo timidi per arrivare più in là. Ma la canzone mi è sempre rimasta in mente per la sua dolcezza. Passano gli anni .., veramente tanti e il marito innamorato generoso e gentile e irreprensibile mi inizia a riempire di attacchi e rimproveri pretestuosi che finiscono per annientarmi e poi mi lascia dopo due anni di montagne russe e sbalzi di umore carichi di rivendicazioni gratuite
Diventa un altro , avaro prepotente e aggressivo , ancor più dopo la separazione , c è un assoluto squilibrio , un malessere per cui anche da separato non è felice e decide di addossare la colpa su di me nonostante abbia ceduto a tutte le sue folli e prepotenti richieste per la pace dei figli . Mi obbliga a erigere un muro in mezzo alla casa e continua a vivere accanto a noi e a cercare di interferire sulla nostra vita ed è pieno di rabbia e accuse
È una mattina soleggiata e sto risentendo ora la canzone è ne colgo in pieno il significato : non sono particolarmente bella ma quella fata sono io : adulata ammirata , anche troppo , esposta ma in realtà condizionata per anni e oggetto di invidia per un suo senso di inferiorità in effetti : chiamarlo amore non si può … neanche allora si poteva
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Molto bella è anche la versione dal viva fatta con gli archi
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