
LE MIE MANI
Le mie mani,
ricordando che tu le trovasti belle,
io accorata le bacio,
mani, tu dicesti,
a scrivere condannate crudelmente,
mani fatte per più dolci opere,
per carezze lunghe,
dicesti, e fra le tue le tenevi
leggere tremanti,
or ricordando te
lontano
che le mani soltanto mi baciasti,
io la mia bocca piano accarezzo.
SIBILLA ALERAMO, 1916?
Questa poesia fa parte della raccolta “Selva d’amore”, che raccoglie le poesie scritte dal 1912 al 1920, pubblicata da Mondadori, collana ‘I poeti dello Specchio’ 1947. Strofa unica di 13 versi; ho contato 1 quinario, 2 doppi senari, 1 novenario, 4 senari, 4 endecasillabi, 1 ternario. La parola chiave è ‘mani’, che compare 5 volte. Il destinatario di questa accorata dichiarazione d’amore, in bilico tra il passato dell’imperfetto durativo e del passato remoto e il presente indicativo, è Dino Campana. Sibilla gli dichiara il proprio affetto, intenso e sconsolato: ‘le bacio’, ‘carezze’, ‘mi baciasti’, ‘accarezzo.