
Un’anziana Labrador gialla si godeva il tiepido sole di marzo mentre dagli alberi poco distanti da lei il vento le portava il profumo della mimosa.
Amarilla – Appunti di un viaggio a sei zampe
La vecchiaia non le aveva limitato l’udito e infatti i passi leggeri e lenti che si stavano avvicinando fecero girare immediatamente la sua testa: i suoi occhi incrociarono quelli di un Akita molto più vecchio che si fermò proprio vicino a lei, accucciandosi sull’erba dove il cane giallo oziava al sole.
“Vedo che hai avuto la mia stessa idea, Hachiko”
“Sì Amarilla, mica ti dispiace se resto un po’ con te? Questo sole è un piacere per le mie vecchie ossa”
“Ma figurati, anzi così scambiano pure due chiacchiere”
Il vecchio Akita guardò Amarilla e dopo qualche momento di silenzio le disse: “davvero i cuccioli del Ponte mi chiamano il cane del treno?”
Amarilla osservò Hachiko e gli rispose: “sì è vero, ma tu la consideri una presa in giro?”
“No no Amarilla, lo considero quasi un titolo d’onore perché in fondo è quello che sono stato: un cane che ha passato quasi tutta la vita in attesa di un treno che gli riportasse il suo amico”
“Oh no Hachiko, qui ti sbagli: tu non hai aspettato un lungo pezzo di ferro senz’anima, tu hai aspettato il tuo amico che viaggiava lì sopra.
Tu hai semplicemente fatto ciò che un cane deve fare, quello che molto tempo fa abbiamo scelto decidendo di vivere con l’uomo e di essere i loro più fedeli amici”
“Allora Amarilla non è stato sciocco passare le giornate davanti alla casa dove partiva e arrivava il treno sul quale saliva e scendeva il mio amico?
Non è stato sciocco invecchiare in attesa dell’uomo per quale avrei dato la vita?
Non è stato stupido vivere solo per riascoltare la sua voce e riprovare il calore della sua mano sul mio corpo?
Non è stato inutile trascorrere la mia vita come se niente altro contasse per me se non aspettare il mio amico, eh Amarilla?”
Amarilla lasciò che il vento le accarezzasse il muso, guardò verso il sole e senza distogliere lo sguardo rispose: “no amico mio, non sei stato uno sciocco, non sei stato uno stupido: sei stato un buon cane e sei ricordato proprio per ciò che hai fatto, qualcosa che agli occhi dell’uomo può sembrare vano ma che per un cane è la normalità, è la regola.
Nessuno a noi insegna la fedeltà perché noi cani siamo la fedeltà.
L’uomo sa che noi lo aspetteremo sempre, è la sua certezza e non c’è cane che non tenga fede a questo patto, a costo di passare la sua vita fermo davanti a un treno.
Siamo cani, Hachiko, noi aspettiamo”
Hachiko stava per rispondere quando una voce richiamò la sua attenzione: era il suo amico che lo stava invitando a seguirlo.
“Devo andare Amarilla, il mio amico mi chiama. Tu vieni con noi?”
“No Hachiko, resto ancora un po’ qui: c’è il sole, un buon profumo di mimose e posso aspettare ancora un po’”
Hachiko si alzò e lentamente si avviò verso il bosco dove lo attendeva il suo amico.
Amarilla guardò ancora verso il sole e poi mormorò: “lo sai dove sono ad aspettarti amico mio, e ci sarò sempre”
Poi socchiuse gli occhi mentre il vento fresco posava su di lei alcuni pallini gialli di mimosa.
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