


Alla scoperta di Pontremoli
di Luciana Benotto
Pontremoli, circondata da alti rilievi collinari ricoperti di castagni e posta alla confluenza del torrente Verde col fiume Magra, è una cittadina d’origine altomedioevale che deve il suo nome a un ponte tremolante fatto di corda e pietra, che esisteva ancor prima della sua fondazione. Il suo nome è oggi legato al prestigioso Premio Bancarella, celebrato ogni anno il penultimo sabato o domenica di luglio. “Questa è la terra dove si nasce librai” scriveva nel 1952 Oriana Fallaci; ed è proprio grazie alla grande tradizione dei librai locali che nacque esso premio, tradizione che affonda le sue origini nel 1458 quando, appena due anni dopo l’invenzione della stampa, vi si tenne il primo mercato librario.
Ma la cittadina, indipendentemente dalla sua manifestazione, merita una visita. Il cuore del paese è costituito da due piazze: quella del Duomo e quella della Repubblica. Un tempo entrambe erano un terreno libero situato tra due borghi, uno abitato dalla fazione guelfa, e l’altra da quella ghibellina. E poiché spesso il luogo era teatro di sanguinose scaramucce, nel 1322 il signore del luogo Castruccio Castracani la fece dividere in due da una cortina muraria intervallata da tre torri delle quali oggi rimane la mezzana, divenuta simbolo di Pontremoli e ribattezzata Campanone perché nel 1578 fu dotata di una cella campanaria. Il paese è formato da prestigiosi palazzi appartenenti un po’ a tutte le epoche e da belle chiese, per esempio: la cattedrale di Santa Maria Assunta che contiene sculture e dipinti di pregi; San Francesco che sorge lungo il Torrente Verde ed è riconoscibile dal campanile romanico e San Nicolò, al cui interno si può ammirare il Cristo Nero, un crocifisso ligneo lasciato da un misterioso pellegrino ospitato nel rione da una pia donna. Si racconta, infatti, che costui una volta partito lo abbia abbandonato dentro un sacco. Chi fosse quel pellegrino non lo sapremo mai, ma forse si può immaginare.
E a proposito di misteri, non bisogna dimenticare di visitare il Castello del Piagnaro, arroccato sul poggio, sede del Museo delle Statue Stele della Lunigiana, che raccoglie le enigmatiche stele erette dalla preistoria alla romanizzazione. Nonostante molti studiosi abbiano tentato di interpretare i significati di queste sculture, la loro esistenza rimane arcana. Nino Filostò, scrittore di fantascienza, appoggia la tesi di Peter Colosimo e del suo libro “Non è terrestre”, quando sostiene che questi menhir sono la rappresentazione mitica di creature apparse anticamente a popoli lontanissimi tra loro, e che le teste a forma di cappello da carabiniere stanno a ricordare i caschi spaziali degli extraterrestri che in quei tempi erano scesi con le loro astronavi sulla Terra. Ma lasciamo risolvere questo enigma agli esperti e andiamo invece a scoprire l’invidiabile gastronomia locale. È una cucina povera tuttavia elaborata, che trasforma le verdure in gustose torte come la ‘torta d’erbi’, oppure la farina di castagne in interi menù, e i funghi in ottimi ripieni. Famosi i ‘testaroli’, sottili dischi di pasta messi in acqua bollente con foglie di castagno e conditi con pesto, olio e pecorino, oppure con pomodoro o sugo di porcini. E per dessert ecco gli ‘amor’ piccoli dolci con un ripieno cremoso posto tra wafer.



Come arrivare
In auto: A1 fino a Parma ovest, poi A15.
In treno: Stazione F.S. tel. 0187 830006.