Ipocrisia sui migranti  

La lapide affissa dalla premier a Cutro, riportante le parole di Papa Francesco sulla necessità di fermare i trafficanti di esseri umani, ci dà l’impressione del tentativo di strumentalizzare e arruolare il Pontefice su un dossier come quello dei migranti. Un tema delicato in termini ben più articolati e distinti rispetto alla messa al centro della lotta a chi sfrutta (per far cassa) la disperazione di gente in fuga da guerre, dittature e miseria. 

Il problema è “anche” quello dei trafficanti, ma senza reticenze è doveroso “rimettere in mare” il dilemma delle responsabilità sulla strage di Cutro, 79 vittime e ancora diversi dispersi. Non è stata una tragedia annunciata, ma una tragedia denunciata. Il governo ha tracciato una sorta di linea Maginot a difesa della tesi che la portata del disastro è da imputare solo agli scafisti. No, a cominciare proprio da Papa Francesco, in tanti lo hanno sottolineato mille volte: non c’è nessuna sorpresa in queste vicende, sono cose previste e molto politiche. Oltre che tristissime. Che il Papa non si stanchi di richiamare le coscienze di credenti e non sul dramma dell’immigrazione è fuori discussione. Basti solo pensare che nel 2013 volle recarsi a Lampedusa, teatro di un’ecatombe della disperazione, per il suo primo viaggio del pontificato. I migranti sono il sacramento del suo magistero. 

Al centro va posta la questione dell’accoglienza, intelligente e non caotica, degli immigrati, stando proprio all’insegnamento del Papa. Non dobbiamo leggere il fenomeno migratorio solo in termini di emergenza, va piuttosto strutturato con scelte politiche il più possibile condivise, senza lasciarsi prendere dalla paura data dal fatto che sbarcano in Italia uomini e donne di religione e colore della pelle diversi dai nostri. 

Come dire, non c’è solo il nodo dei trafficanti, anzi il focus è un altro, al di là delle strategie e delle priorità dell’esecutivo messe in luce nel consiglio dei ministri di Cutro. Quello è stato uno spettacolo indecente e indecoroso. La premier ha strumentalizzato il Papa. 

Vuole davvero seguire Francesco? Allora lei, che si definisce cristiana, perché non è andata a raccogliersi in preghiera sulla spiaggia del naufragio, come fece lo stesso Pontefice a Lampedusa? Sul luogo del disastro Meloni non si è vista. Troppo facile prendersela con gli scafisti, quando sappiamo benissimo che dietro questi malviventi si nasconde una regia ben più potente. 

Nulla di nuovo, se non l’inasprimento delle pene per gli scafisti, confusi con i trafficanti, e la riproposizione della crescita dei centri di permanenza per il rimpatrio. Siamo lontani da un governo delle migrazioni. Manca un rafforzamento del soccorso in mare e della rete di accoglienza diffusa. 

                                                                            Paola FERRARI