LA RAGAZZA CHE VENDICÒ CHE GUEVARA

Monika nacque a Monaco di Baviera il 17 agosto del 1937.

Dopo la seconda guerra mondiale suo padre Hans, cameraman di propaganda del regime nazista, emigrò in Bolivia, dove continuò l’attività alternandola con quella di contadino.

Monika arrivò in Bolivia nel 1952 quando suo padre si trasferì con tutta la famiglia dalla Germania.

L’attività principale degli Ertl era l’allevavamento del bestiame nella fattoria chiamata “La Dolorida”.

Monika non mancò di accompagnare il padre in diverse spedizioni cinematografiche, imparando ad usare sia la cinepresa che le armi da fuoco.

Durante la permanenza in Bolivia conobbe un ingegnere minerario boliviano-tedesco, che in seguito sposò.

Dopo il divorzio, avvenuto nel 1969, entrò nel movimento di guerriglia di Che Guevara, l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN).

Dopo aver aiutato i guerriglieri in occasioni minori, si unì nella clandestinità politica. Nel frattempo iniziò una relazione con il leader dell’ELN, Inti Peredo, il successore di Che Guevara.

Dopo breve tempo, però, Peredo venne ucciso dai servizi segreti della Bolivia. Era il 9 settembre 1969.

Addentriamoci nelle fasi più salienti di Monika.

In Germania, ed in Europa, Monika Ertl divenne nota come la “vendicatrice di Che Guevara” per via del suo coinvolgimento nell’omicidio del colonnello Roberto Quintanilla Pereira, avvenuto nel 1971 ad Amburgo, sebbene questo non sia mai stato completamente dimostrato.

Diverse fonti “presumono” che abbia sparato a Quintanilla, all’epoca console boliviano ad Amburgo.

Sulla scena del delitto venne rinvenuto un messaggio con le parole “Vittoria o Morte”, uno slogan dell’ELN. Inoltre, un ex leader dell’ELN in Bolivia, Osvaldo “Chato” Peredo, confermò in un’intervista, filmata dal regista tedesco Christian Baudissin nel 1988, che Quintanilla era un obiettivo principale dell’ELN perché era responsabile di aver ordinato che le mani del cadavere di Guevara fossero tagliate e inviate a La Paz per un’ulteriore identificazione. Affermò inoltre che la Ertl “dopo aver svolto la missione ad Amburgo” si rifugiò a Cuba, dove incontrò Régis Debray (scrittore, giornalista, professore e intellettuale francese), prima di fare ritorno in Bolivia.

L’arma utilizzata da Monika Ertl risulterà comprata a Milano 3 anni prima ed intestata a Giangiacomo Feltrinelli, fondatore dell’omonima casa editrice.

Questi avvenimenti costeranno all’editore un mandato di cattura internazionale ma Feltrinelli era già passato in clandestinità per dirigere i Gap, una delle prime bande armate della guerriglia italiana.

Torniamo a Monika.

Dopo essere stata sotto osservazione segreta in Bolivia per diversi giorni, lei e un altro guerrigliero furono colti in un’imboscata e uccisi dalle forze di sicurezza boliviane il 12 maggio 1973 a El Alto, dove stavano riorganizzando l’ELN.

Secondo Régis Debray la Ertl stava preparando il rapimento di Klaus Barbie per portarlo in Cile e di conseguenza consegnarlo alla giustizia in Francia, dove era ricercato come criminale di guerra nazista.

Barbie, noto anche con il soprannome di Boia di Lione, fu il comandante della Gestapo nella città francese durante l’occupazione nazista della Francia. Durante l’invasione francese escogitò il sistema di rastrellare, a caso, i passanti per le strade di Lione e di torturarli sino a che qualcuno stremato dal dolore non si decideva a rivelare qualche informazione rilevante, qualsiasi informazione, anche basata su una semplice diceria.

In Bolivia Barbie era noto per essere un informatore della polizia segreta, nonché collaboratore dei servizi segreti americani.

Il corpo di Monika non è mai stato consegnato alla famiglia per sepoltura e si trova in una tomba sconosciuta.

Fabio Casalini ©

Bibliografia

Christian Baudissin : Wanted: Monika Ertl, documentario 1989

Jürgen Schreiber (giornalista) : Sie starb wie Che Guevara. Die Geschichte der Monika Ertl . Artemis & Winkler, Düsseldorf