Ci sono giorni che non abbandono facilmente la cautela, che spesso mostro, nel mio cammino.
A un bivio del sentiero che nel parco, suggerisco a me stesso di deviare dal percorso prescritto dalle mappe oramai tutte informatizzate, sento che questa variazione offre un avvertimento al mio intimo, prima di arrivare ad acconsentire con me stesso.
Ho la certezza, da alcune storie che ho letto o sentito, che puoi perderti senza preavviso. Sarà vero?
È questo il punto in cui faccio un respiro profondo e nel respiro successivo dico tra me e me: “Ma va bene così. Sento che ci sono molte persone nel parco da cui posso ottenere indicazioni se ne avessi bisogno, hanno tutte facce confortanti. Fan culo al navigatore del mio cellulare.”
Normalmente non mi piace lasciare nulla al caso. “Ho bisogno di avere un certo senso di controllo di ciò che sta accadendo intorno a me – ed ho sempre cercato di capire perché sono in questo stato confusionale – e penso che sia perché gran parte della mia vita è fuori dal mio controllo. Quindi quello che posso controllare, ci provo “.
Ma non è facile e il bivio approccia veloce, devo prendere una decisione.
Seguire Google map oppure seguire la sensazione del mio animo interno sul dove andare?
Ora sembra facile. Ma è difficile, complicato. Rende nervosi e non ci fa dormire sonni tranquilli.
Decisioni che devi prendere di continuo. A dodici anni come a settanta. Sempre. Per tutta la vita. Ma non ci abbiamo ancora fatto il callo.