
Una magnifica recensione su Instagram:
Il libro, grazie a un immenso e indefesso lavoro di scavo, ci restituisce la figura di Lorenzo, il muradur del Burgué, che si trovava a lavorare nei cantieri della Buna, quando Levi era ad Auschwitz.
Con delicatezza, precisione e sensibilità, ci racconta chi fu Lorenzo, dove nacque, come si trovò a lavorare a millequattrocentododici chilometri da casa, proprio sulle soglie di Auschwitz, di quell’orrore che facciamo fatica a esprimere con le parole, e come incontrò e aiutò Primo Levi.
Lorenzo, da Auschwitz, in qualche modo, non uscirà mai. Resterà un sommerso, anche e soprattutto dopo, quando il ritorno alla vita di prima risulta impossibile. La vicenda racconta di miserie e grandezze e, intrecciandosi mirabilmente con le riflessioni di Levi, ci impone la riflessione sulla natura umana e sulle possibilità che l’uomo si trova di fronte.
«Si è al mondo per fare del bene, non per vantarsene», dirà Lorenzo a Primo, una volta tornati a casa. E il bene lui l’ha fatto. Ha saputo spezzare la catena di contagio del male, dando aiuto a Levi, all’inseparabile Alberto e probabilmente ad altri Häftlinge. Un aiuto che ebbe un ruolo innegabilmente materiale, ma che rivestì un significato altrettanto grande sul piano spirituale e morale, offrendo la prova che la luce, per quanto piccola, squarcia anche il buio più nero.
Il libro è molto più della vicenda biografica di Lorenzo, un uomo di poche parole, che mai perse la sua umanità e che, con semplicità, seppe rivoltarsi contro la macchina di annientamento. Nel ricostruire la figura del muratore di Fossano, Greppi, levianamente, si interroga anche sulla natura umana e sulle sue possibilità di bene e di male.
Il libro è rigoroso e toccante: rende giustizia all’immensa figura di Lorenzo e indaga il ruolo della memoria della Shoah. «L’umanità avrebbe dovuto avere centinaia di migliaia di “Lorenzi”, per non lasciare spazio a questo grido e a questo silenzio, ma non ci sono stati, e va riaffermato; anche per questo la sua storia, così simbolica, deve risuonare costantemente. È un monito perenne che non può scivolare nell’oblio». Noi non possiamo che far nostre queste parole e leggere la storia di Lorenzo, un Giusto di poche parole.