Ringrazio, la Galleria Milanese, per questo premio, pubblico alcune foto dell’ evento.

Francesca Coletti

Francesca Coletti nasce a Bari il 1964, si trasferisce a Milano all’età di 7 anni.
Frequenta il corso di teatro organizzato dal comune di Rozzano ( Milano)
presso la scuola G.Natta
Si diploma al Liceo Statale G.Agnesi ( Milano)
Nel 1982 inizia il suo percorso creativo come Stilista modellista alla P.R.R. Pelletteria Milano
Collaborazioni con : Renato Corti (Mi) Chanel, Valentino Garavani.

L’ Artista Poliedrica continua il suo percorso con:

Associazione Gruppo 10 (Mi)
Espone : Novegro, Rosetum(Mi). Spazio espositivo Santa Maria Goretti (Mi).Vercelli, Como, Chiavari

ART GALLERY di Rocco Basciano
Collettive varie, Milano, Como.

Mostra Pittorica ( personale) organizzata dal comune di Milano
“Spazio Seicentro”
Biblioteche di Milano: S.Cristoforo, Baggio.

Collettive con Associazione Ars Mea (Brescia).

Collettiva 8 Giugno 2013
con ” Incanti D’arte ” organizzata da
Emanuele Antonio e Stefania Sacenti

Collettiva itinerante con la galleria il Collezionista (Roma) Roma, Parigi, Barcellona, Berlino.

Pubblicazioni di due libri di poesie Con Irda Edizioni.
“La nostra storia… colori dell’anima”.
“Le profonde radici dell’essere”.

Centro culturale Click Art.
(Cormano) Milano.
Mostra personale pittorica / poetica.
”Le profonde radici dell’essere “.
Critico D’arte : Ludovica Sagnelli
Mostre pittoriche (collettive).

Associazione“Lo specchio di Alice”
Pubblicazione del libro ” Siamo fatti di silenzi”.Rivista “Quaderni” con opere pittoriche e poetiche.

Partecipazione eventi poetici
Presso:Cerifos (Milano).
Donazione opera “Albero della Pace”.

Museo degli Artisti del Terzo millennio 3M S. Francesco
Critico D’arte : Vittorio Sgarbi
Donazione ” Albero della Vita “
Policastro Bussentino.

Donazione( 2017)2 opere di Francesca Coletti “Albero della musica” in memoria del re dell’ operetta Sandro Massimini.
Ex Fornace Milano
Le opere sono state esposte anche al Museo di Sandro Massimini a Torre Cajetani
Direttore del museo Giampiero Pacifico

6 Maggio 2018 Arte Naviglio Grande.
Evento pittorico.

Evento Poetico e pittorico:”Pasubio Vive” Cesano Boscone. Associazione del terzo millennio,
(collettive varie).

Pubblicazione del libro In viaggio con la poesia di Francesca Coletti
M.A.G.I. Editore.
Luigi Ruggeri

Danza e Danzamovimentoterapia
Seminari con Elena Cerruto Maria Fux, Jim May.
Danza contemporanea stile Limon.
Scuola di danza Sarabanda, Milano.

Arteterapia
Accademia di Brera corso sperimentale.

Accademia Artisti di Milano, Corso: Cinema – Televisione.
Alcuni docenti : Regista Pupi Avati, attrice e doppiatrice Lisa Mazzotti , Claudia Coli , Enzo Curcurù

Partecipa ad eventi organizzati da F.I.B.A
Responsabile della provincia : Antonella Gullo
Presidente dell’associazione : Gianluca Comazzi

Oltreunpo’ Teatro, Milano.
Maestro : Martino Iacchetti

Riconoscimenti artistici : Accademia, MAISON D’ART di Padova.
Critico d’arte : Carla D’Aquino Mineo
ART-VIDEO , YouTube.

Collettive
A.L.A. Naviglio Pavese, Milano.

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Blogger
Redattrice : Alessandria Today di Pier Carlo Lava,
Moderatore , gruppo facebook : 6000 Caratteri, Sardine Creative #6000sardine #sardinecreative
Pagina Facebook: Sardine Creative
CiesseMagazine
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Esposizione di opere
Sito – Galleria Milanese
Presidente e Critico D’arte
Dott.ssa Roseli Crepaldi
https://www.galleriamilanese.com/artisti3/francesca-coletti

Galleria Milanese, Brera, Milano
Collettiva ” L’ Arte Tutela la Natura e
L’ umanità ”
Dott.ssa Roseli Crepaldi
Critico D’arte Antonio Castellana

Associazione Gaudium Dott.re Pasquale Addisi
” Incanti D’arte” Organizzatore eventi Emanuele Antonio
Collettiva allo spazio Gaudium

IO PARTECIPO E TU?
Concorso internazionale con il
Gruppo ” BAGUTTA”
e mostre collettive
Presidente di “Bagutta” Guido Marcello Poggiani

Grazie di ❤️
Al presidente del Centro Accademico “Maison d’Art”
Storico, Critico D’arte, Carla d’Aquino Mineo

https://www.maisondartpadova.com/coletti-francesca/

Nell’albero dei sensi( Albero della Vita) dell’artista Francesca Coletti emerge a mio avviso quella percezione della divinità e congiuntamente quel passaggio alla sacralità del sentire, in modo quasi automatico.Elemento quest’ultimo che merita quella Sottolineatura di Distinzione da quella “Pittura Contemporanea che non pochi giorni fa ho definito mera ripetizione di Canoni già esistenti; espressi in altre forme , ma volte soltanto a creare una commercializzazione e non una innovazione”. Non mi riferisco ovviamente ai sensi classici che tutti conosciamo. ma a quei tanti sensi che Francesca esprime nella sua pittura , come quello dell’equilibrio o del calore corporeo, che potrebbero, a buon diritto, diventare il settimo, l’ottavo o il nono senso. Il sesto senso, tra l’altro in origine «il senso comune», aveva un significato diverso da quello che intendiamo oggi: era quel miscelatore dei cinque sensi, che faceva sì che un’arancia fosse un oggetto con un odore, con un sapore, con un colore, una forma e così via. Tutto ciò si racchiude nell’iconografia dell’artista ,Il punto che mi sembra importante è che nella nostra tradizione c’è stata una fase che ha determinato da circa 2500 anni il nostro modo non solo di sentire, ma anche di pensare. C’è un signore che si studia alle elementari per le tabelline pitagoriche, che è Pitagora, che ha compiuto secondo me una delle grandi operazioni che tuttora ci segnano: cioè Pitagora ha reso traducibili alcuni sensi, la vista e l’udito, in termini di concetti e ha reso i concetti traducibili in termini di vista e di udito. Faccio un esempio molto semplice: attraverso una costruzione geometrica di due triangoli, con delle bisettrici opportune, io riesco a stabilire la lunghezza di quelle corde, poniamo di lira o di chitarra, che noi chiamiamo oggi «do, mi, la». Che operazione ha fatto dunque Pitagora? Ha trasformato ciò che è intellegibile – perché matematicamente c’è anche un teorema di Pitagora – in ciò che è visibile e ciò che è visibile lo ha reso intellegibile. C’è una traducibilità reciproca. E ha trasformato ciò che è visibile in ciò che è udibile, perché la musica è fatta di proporzioni ed è sostanzialmente sempre stata considerata un’applicazione della matematica. Qual è stato il prezzo e il vantaggio di questa operazione? Cominciamo dai vantaggi, che sono stati enormi. Il così detto razionalismo
dell’Occidente nasce sostanzialmente con Pitagora, mi pare, perché ha fatto sì che il mondo che noi vediamo e che noi sentiamo, fosse traducibile in termini di idee e che le idee potessero, a loro volta, applicarsi al mondo dell’esperienza purché avessero una forma precisa, proporzioni, armonie, eccetera(Ed è proprio ciò che accade nella pittura di Francesca ). Una seconda conseguenza, un secondo vantaggio è che ciò che è vero, per Pitagora, è anche bello, perché l’idea di bellezza presuppone per lui l’idea di proporzione, l’idea di ordine, l’idea di armonia. Quali sono gli svantaggi per così dire? Che tre sensi sono stati abbandonati dalla filosofia, mentre due soli sensi sono stati adottati. E perché sono stati abbandonati? Perché l’olfatto, il tatto ed il gusto non sono facilmente comunicabili. La vista e l’udito sono sensi pubblici. Io vi parlo e vi vedo e nello stesso tempo voi, qui o altrove, mi vedete e mi sentite, anche a distanza. La vista inoltre ha questa caratteristica, che ha il raggio più ampio. Noi siamo in grado di vedere stelle lontanissime, probabilmente già scomparse da milioni di anni, e siamo in condizione di coglierle. L’udito ha un raggio minore: uno si accorge della differenza quando vede un lampo e conta i secondi tra il vedere il lampo e sentire il rumore del tuono. L’olfatto è invece un senso generalmente più ristretto, a meno che, diciamo, l’odore, buono o cattivo, non sia talmente presente da impregnare l’aria a grande distanza. Andando più indietro, il tatto ed il gusto presuppongono il contatto, e quindi se io non tocco qualcosa con i polpastrelli o, nel caso del gusto, con la lingua, che è una specializzazione poi del contatto, io non posso sentire assieme agli altri. Quindi non sono sensi facilmente comunicabili. Bisognerebbe cioè che noi toccassimo contemporaneamente lo stesso oggetto o mangiassimo contemporaneamente la stessa sostanza, non un pezzettino di pesce e un altro pezzettino di pesce. Quindi sono stati trascurati perché non davano affidamento alla conoscenza. Un’altra conseguenza di questa scelta è stata che solo ciò che è preciso matematicamente, e dal punto di vista visivo e uditivo, è stato considerato degno di conoscenza. Quindi il bello o l’arte sono diventati elementi che si esprimono attraverso strutture formali precise. Quindi tutto ciò che era indeterminato, indistinto, per esempio delle forme che non erano dai contorni netti o avevano proporzioni sbagliate (per esempio i Greci consideravano che l’altezza della testa maschile in una statua doveva essere un ottavo dell’altezza intera del corpo), quindi tutto ciò che non era preciso, che non aveva una forma, veniva considerato indegno di conoscenza e abbandonato.Ed è proprio questa inversione di tendenza non concepita purtroppo da altri critici che hanno analizzato la pittura dell’artista di origini Baresi ad’essere il più grande limite.Nell’ dell’Arte Contemporanea noi oggi entriamo in maniera differente . Emerge quindi quel bisogno-urgenza di un rimescolamento, sostanzialmente anche percettivo, oltre che di gusto – nel doppio senso del termine – del nostro fruire l’arte.La conoscenza sensibile è stata la pietra dello scandalo della nostra filosofia. Per un tempo lunghissimo, perché si sono combattute due famiglie di teorie: la prima secondo la quale tutte le nostre esperienze, tutte le nostre conoscenze derivano dai sensi, la seconda invece per cui la mente o il pensiero o le idee hanno una loro autonomia che va avanti, a prescindere dai sensi. Per cui c’è una tradizione molto antica che va da Epicuro a Lucrezio, ai materialisti francesi del Settecento, nel campo della poetica a Leopardi, in base alla quale tutte le nostre conoscenze sono originate dalla elaborazione dei materiali che ci forniscono i sensi. Questi materiali continuano ad agire in noi, a restare impressi nella memoria, come quando, pizzicando una corda di chitarra, anche dopo che si è finito di toccare la chitarra, la corda continua a vibrare. Quindi si passa dai sensi alla memoria, che conserverebbe le tracce dei sensi. Poi ci sarebbe un’altra facoltà: l’immaginazione, che manipola i dati sensibili, li mette insieme, e alla fine c’è l’intelletto che produce non più elementi concreti, ma produce entità astratte, quelle che noi chiamiamo appunto idee.Ed ecco il fulcro intorno al quale la pittura di Francesca diviene un Pilastro nuovo L’idea di albero ugualmente non coincide con gli alberi. E ciò dà luogo appunto a questo stacco tra ciò che nei sensi noi percepiamo, che è sempre qualcosa di preciso, di individualizzato, come si dice, di «concreto», . L’idea dell’innatismo, cioè che esistano delle conoscenze che non ci derivano dai sensi, è diventata plausibile anche per i linguisti contemporanei, come ed è oggi plausibile anche per il fatto che sappiamo che il codice genetico contiene informazioni e che queste informazioni non sono semplicemente qualche cosa di impresso dall’esterno attraverso la visione sensibile, ma qualche cosa che ci permette in un certo modo di decifrare la nostra esperienza a partire da un patrimonio che è anche genetico. L’Artista da ai sensi una concezione attiva. I sensi sono ciò che è un’attività. Non vediamo semplicemente perché riceviamo dall’esterno delle immagini già fatte: noi ritagliamo nella nostra percezione. Del resto chi ha studiato un pochino di musica saprà che se l’orecchio non si esercita, se questo esercizio non viene mantenuto, noi non saremmo in grado di gustare la musica. Quindi i nostri sensi non sono passivi, anche perché noi dobbiamo apprendere ad usarli..Ed è quì che l’iconografia di Francesca Coletti assume il suo carattere più innovativo. Questo guardare al di là dei sensi comuni.!! cui tutta l’arte europea tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento ha scoperto tutto ciò che l’arte classica, che era legata a queste nozioni di precisione, aveva rifiutato. Da che cosa deriva questa immagine o questa parola? Deriva dal fatto che si concepiva e si è continuato a concepire a lungo la «mente» come uno specchio, ma come uno specchio d’acqua, che riflette adeguatamente le cose, soltanto se è immobile. Quindi le passioni sono perturbazioni dell’animo o fluttuazioni, perché intorbidano e increspano questa superficie e quindi noi saremmo, per così dire accecati dall’ira o dall’amore, stravediamo per una persona amata o per una persona odiata, quindi le passioni turbano l’animo. A me pare che questa tradizione, per quanto illustre, nel rapporto tra ragione e passione, vada rivista. Credo che ogni nostro atteggiarci nei confronti del mondo e quindi anche la percezione, anche il pensiero, quando sembra indifferente, è carico di emotività. Non c’è percezione che non abbia emotività e non c’è pensiero che non abbia un tono affettivo. L’educazione dei sensi consente che genera la pittura dell’artista è proprio quella di superare l’ovvietà del mondo, per guardare, con l’immaginazione e con l’arte, oltre quella che gli psicoanalisti chiamano la “linea di confine” (borderline) della normalità. Dando origine a quel linguaggio nuovo che appartiene al futuro e con il quale la critica moderna dovrà fare i conti per innovarsi.
R. Bianchini
05/04/16

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