Editoriale ● Agostino Pietrasanta – Appunti Alessandrini – Alessandria

L’elezione di Elly Schlein alle segreteria del Partito Democratico ha provocato fermenti e nervosismi tra i cattolici democratici aderenti e impegnati nell’azione politica del partito. Si tratta di nervosismo comprensibile: basterebbe richiamare la “filippica”, a mio avviso inopportuna, della neo segretaria, indirizzata alle riserve legate all’obiezione di coscienza, in nome dei diritti individuali e della loro garanzia. Eppure, nonostante tutte le perplessità indotte da alcune esternazione della Schlein sarebbe opportuna ogni possibile prudenza.
Ritengo, per intanto, che sia da evitare ogni ulteriore divisione della presenza cattolica in politica: la frequenza con cui le fratture si sono susseguite, si è accompagnata alla più disastrosa delle irrilevanze. Inoltre mi permetterei di giudicare con perplessità una convergenza, comunque molto improbabile verso il centro: il “terzo polo” alle ultime regionali è risultato evanescente e, in ogni caso, l’opzione moderata nella tradizione del cattolicesimo politico richiama spesso, se non sempre delle posizioni di subalternità.
A fronte di tali considerazioni circa prospettive da evitare, mi incuriosisce il risultato di un sondaggio proposto da un istituto di ricerca e pubblicato nei giorni scorsi dal “quotidiano di ispirazione cattolica” e ignorato (volutamente?) da tutti i giornali di diverso e vario orientamento. Un risultato che mi ha stupito non poco: un italiano su quattro (25%) vorrebbe un “Partito Cattolico” dal momento che le due posizioni di centrodestra e centrosinistra interpreterebbero posizioni ambigue su varia materia, ma soprattutto sulla guerra e gli armamenti. A prima lettura e relativa informazione, per un cattolico, ci sarebbe da festeggiare; tuttavia alcune considerazioni dettate da prudenza non farebbero male.
Per non complicarmi troppo il ragionamento, richiamo per soli titoli una tradizione ben nota. Le due fondamentali esperienze storiche della presenza cattolica per il tramite di un partito autonomo, benché in parte diverse, presentano una genesi comune, resa possibile da un leadership di straordinaria autorevolezza: quella di Luigi Sturzo per il Partito Popolare Italiano e quella di Alcide De Gasperi per la Democrazia Cristiana. In entrambi i casi la leadership ha giocato un ruolo di sintesi di tendenze tra loro molto varie e, almeno alcune, estremamente identitarie. Sturzo riuscì a far convergere le molte esperienze dei cattolici che, dopo astensionismo elettorale, si erano confrontate e scontrate sul terreno della partecipazione politica: gli eredi di Romolo Murri, i sindacalisti cristiani, i conservatori nazionali, i moderati dei blocchi filo giolittiani. De Gasperi scelse con successo di far convivere e a lungo convergere la presenza dossettiana con quella centrista e quella ancora moderata e filo liberale di Pella, verso un traguardo di democrazia ispirata certo al Cristianesimo ma di opzione laica.
Ora mi chiedo: a fronte delle diverse e talora conflittuali sensibilità di cattolici impegnati nel sociale e nel politico, anche oggi, quale leadership si propone? Quale leader di ispirazione cattolica potrebbe fare sintesi e convergenza tra le scelte dell’associazionismo e quelle di molto e autorevole movimentismo? E come inserire nelle dinamiche della vita politica i valori irrinunciabile di tante forme di volontariato di orientamento cristiano? Veramente ci sarebbe da concludere: la gloria non vedo, sia pure al netto di tanta buona volontà. E ci sarebbe da aggiungere, ciliegione sulla torta, che nei due passaggi di felice memoria storica, c’era una forte volontà di partecipazione da ogni parte politica; oggi siamo a un crollo delle percentuali di voto che rischiano di delegittimare le stesse istituzioni democratiche. In questo contesto anche eventuali, ma non proprio evidenziate leadership non potrebbero far sperare in un successo. Per questo vedo improbabile se non quasi impossibile, almeno per oggi, una qualunque forma di partito politico di identitaria genesi autonoma. Sarebbe meglio, un tentativo per imporre un riconoscimento, nelle varie e diverse formazioni politiche in cui le opzioni di ispirazione cristiana si trovano a operare: un riconoscimento molto precario.