«Meucci il figlio del… telefono, mendicante a Tindari», di Mimmo Mollica, l’oltraggio dell’identità

«Meucci il figlio del… telefono, mendicante a Tindari» di Mimmo Mollica, racconta la triste vicenda di Carlo Meucci, figlio di Antonio Meucci, inventore del telefono, vissuto da «mendicante» a Tindari, in provincia di Messina. Carlo Meucci fu migrante e naufrago. Al suo ritorno dall’America, dove era andato a cercare il padre, stabilì la sua residenza in Sicilia. La vicenda umana dei coniugi Meucci si intreccia con quella di Carlo, vicenda ricostruita in questo libro da Mòllica, che propone la questione dell’identità dei migranti e dei naufraghi, al primo posto tra i diritti inviolabili dell’individuo. Antonio Meucci fu bisavolo dello scrittore Carlo Lucarelli.  

Il volume «Meucci il figlio del… telefono, mendicante a Tindari» di Mimmo Mòllica, tra le “Proposte 2017 dei percorsi didattici per le scuole di Roma”, si propone di strappare all’oblio la storia di Carlo Meucci, nato a New York nel 1872, figlio di Antonio Meucci, inventore del telefono. Un libro utile per approfondire tematiche di scottante attualità quali fuga dei cervelli all’estero, questione del brevetto, migrazioni, naufragi e ricostruzione dell’identità dei sopravvissuti. Il diritto all’identità – infatti – è al primo posto tra i diritti inviolabili dell’individuo. 

Se Antonio Meucci fu emigrante in America, Carlo Meucci fu naufrago di ritorno dall’America, dove era (ri)andato in cerca dei genitori. Controversa è stata la vicenda della sua identità anagrafica e personale: Antonio Meucci dovette lasciare l’Italia per dare un futuro alla sua genialità, come racconta lo stesso Carlo Lucarelli, suo discendente (Antonio Meucci era suo bisavolo). 

«Meucci il figlio del… telefono, mendicante a Tindari» racconta la triste vicenda di Carlo Meucci, vissuto lungamente a Tindari, in provincia di Messina, e sepolto a Patti. Dopo avere fatto naufragio al ritorno dall’America, Carlo Meucci stabilì la sua residenza a Sant’Agata di Militello (Me), in Sicilia, dove risulta residente sin dal 15 giugno 1942, in via Bottego 2.

Meucci padre del telefono

Nel 2002 il Congresso degli Stati Uniti restituì ad Antonio Meucci la paternità dell’invenzione del telefono, riconoscendone la priorità, e Graham Bell venne ‘spodestato’ dall’usurpata qualifica. Antonio Meucci era giunto in America assieme alla moglie Ester Mochi, costumista teatrale e sarta, in qualità di macchinista teatrale e disegnatore scenico. Scritturato insieme alla moglie, arrivò prima a Cuba, poi definitivamente in America, a Staten Island.

La vicenda umana dei coniugi Meucci si intreccia con quella di Carlo Meucci, figlio di Antonio, vicenda ricostruita e raccontata da Mimmo Mòllica, che propone la questione dell’identità dei migranti e dei naufraghi, cui spetta spesso l’arduo compito di ricostruire la propria identità personale e burocratica. 

Una lotta per il diritto all’identità

Quella di Carlo Meucci è la storia di una contesa, di una lotta per il diritto all’identità, diritto fondamentale dell’individuo, riconosciuto come inviolabile, che nel caso di Carlo è stato di fatto oltraggiato e violato (illecito per la giurisprudenza solo a partire dalla metà degli anni ‘70), consegnando alla società un’«altra persona». 

Carlo Meucci, figlio di Antonio Meucci ed Ester Mochi, nato a New York, il 3 o il 4 novembre 1872 visse lungamente a Tindari, in provincia di Messina, da «mendicante».  Già l’insicurezza sul suo reale giorno di nascita dà l’idea delle difficoltà incontrate per potere affermare con certezza che Carlo è figlio del grande inventore, per quanto i documenti parlino chiaro, come dimostra la pagina del registro anagrafico che qua pubblichiamo. 

Per quanto la sua data di nascita ‘oscilli’ tra il 3 e il 4 novembre 1872, su tutti i documenti rilasciati a Mimmo Mòllica dai Comuni siciliani dove Carlo Meucci abitò e fu registrato anagraficamente come residente, risulta essere figlio di Antonino Meucci ed Ester Mochi, vale a dire dell’inventore del telefono e della costumista del teatro La Pergola di Firenze che Antonio Meucci sposò il 7 agosto 1834. 

Carlo, il figlio scomodo

Come il padre emigrato a New York, Carlo Meucci fu – dunque – migrante, naufrago e ‘figlio scomodo’, in un momento della storia dell’umanità (come oggi) fortemente segnato dalle migrazioni, in cui “quella dell’identità non è una questione di secondaria importanza”, al di là del diritto all’identità stessa. Ma ci sono di mezzo tante peripezie, le difficoltà dei tempi, l’emigrazione, il naufragio, mentre Carlo Meucci tornava in Italia dall’America, dove scopriva che il padre era già morto, così come la madre. Carlo Meucci stabilì la sua residenza in Sicilia, tra Mazara del Vallo, Marsala, Barcellona Pozzo di Gotto, Sant’Agata Militello e Tindari, dove visse buona parte della sua esistenza.  Sarà in questi Comuni che l’identità del ‘migrante naufrago’ Carlo Meucci verrà «trascritta e certificata» dagli ufficiali d’anagrafe.

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