Appunti di un viaggio in Polinesia:

Rangiroa, Bora Bora, Morea e Tahiti, di Luciana Benotto

parte seconda

Sento fuoriuscire il carrello dalla fusoliera, ciò significa che siamo quasi arrivati. Eccola, la vedo: è Bora Bora, l’isola più bella del mondo. Una montagna verde immersa in una macchia azzurra circondata da un oceano blu come la notte. L’atterraggio avviene su di un motu, vale a dire uno di quegli isolotti corallini fitti di palme che sono sorti dalla barriera. Un’imbarcazione aspetta i visitatori per condurli a Vaitape, il villaggio principale, e di lì con un pulmino di legno, ai relativi alberghi. Dalla veranda di una palafitta del Marara, l’hotel che fu fatto costruire dal produttore Dino De Laurentis per accogliere le troupe dei film Hurricane e Shark Bay, osservo il Motu Roa da cui mi separa una striscia di laguna dalle tonalità incredibili, ma siccome l’effetto  veramente spettacolare si ha nel contrasto tra le acque di fuori e quelle interne, decido di farmi accompagnare da Vincent, un giovane francese che ha scelto di staccare per un po’ con la civiltà, sulla cresta del vulcano. Con il suo fuoristrada ci arrampichiamo sul sentiero immerso nella vegetazione, un sentiero talmente sconnesso che mi chiedo come si possa percorrere sulle ruote. Affrontiamo buche che paiono voragini, macigni, tratti viscidi su un percorso in pendenza. Naturalmente si procede come lumache con inserita la ridotta e, nonostante tutto, si balla come su certe giostre.

“Ecco qui si smonta. C’è ancora un pezzetto di strada da fare a piedi e siamo arrivati” mi dice in un buffo italiano.

Sul pendio erboso finalmente lo sguardo abbraccia tutta l’isola. Sento la pelle d’oca per l’emozione che mi danno i suoi fantastici colori che hanno la trasparenza del vetro: i verdi, gli azzurri, i blu, ma soprattutto quella stupefacente tonalità indaco dell’oceano che circonda il reef. E pensare che non credevo agli amici quando mi raccontavano del mare viola.

Certo la bellezza dell’isola non si limita al solo aspetto esterno, anche il mondo sottomarino, come quello di Rangiroa, ha un suo fascino, popolato com’è dalle più avariate forme di vita. Gorgonie e coralli, razze, mante, pesci palla, farfalla, chirurgo, luna, i grandi e bonari napoleone, le tartarughe, i barracuda, gli squali di piccole e medie dimensioni che nuotano innocui coi bagnanti, anzi, sono ben felici quando qualcuno gli allunga del cibo. Incredibile, ma vero.

Continua…

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