Veneralia e Pesci d’Aprile

Nell’antica Roma le idi di aprile erano dedicate esclusivamente alla bella Venere, dea della bellezza, della fecondità, dell’amore e della sessualità.
Ella proteggeva tutte le donne, senza distinzione di ceto sociale: dalla ricca patrizia alla schiava più umile, passando – ovviamente – per le prostitute sacre.

L’intera città veniva decorata di fiori per manifestare la primavera di cui Venere era patrona; le giovani avevano il compito di lavare la statua della dea e di adornarla di gioielli. Le matrone preparavano misture di erbe da bruciare in suo onore e bevande sacre di latte e miele da libare come offerta.
Era una festa estremamente giocosa, piena di scherzi… anche osè, vista la natura libertina della dea.

Venere nasce dalla spuma del mare, ha dunque in sé l’idea della fecondità delle acque salate. Molti studiosi fanno risalire a questo preciso legame marino la prima traccia che mette in collegamento le feste di Venere ai Pesci d’Aprile.
Come già detto le feste invitavano anche allo scherzo, seppur di ben altra natura. Ma è in questo periodo che si comincia a pescare e ben presto si cominciò a prendere in giro quei pescatori che tornavano a casa a mani vuote. Da qui a fare scherzi di ogni genere, il passo è stato sicuramente breve.

Dipinto di John Bulloch Souter

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