La «Filastrocca del Pesce d’aprile» di Mimmo Mòllica riporta alla mente la giornata dedicata agli scherzi e alle burle: il 1° di aprile, quando scherzi di ogni genere sono sempre in agguato. Le ‘vittime’ il più delle volte sono familiari e amici, ma la tradizione non risparmia colleghi e luoghi di lavoro. In ogni parte d’Italia uno scherzo si può dire e si può fare. Sulle origini del «pesce d’aprile» non si hanno certezze e diverse sono le teorie. Il grande antropologo Giuseppe Pitrè (Palermo, 1841-1916) per significare come il 1° di aprile non si debba credere facilmente a ciò che ci viene detto, chiesto o proposto, cita un proverbio calabrese:
A lu primu d’Aprili / aundi ti mandanu nun iri.
Il primo d’aprile / dove ti mandano non andare.
«Filastrocca del Pesce d’aprile»
Un’alice il primo di aprile
aveva sonno e voleva dormire,
e perciò se ne stava a russare
tranquilla e beata sul fondo del mare.
Però poco più su un pescatore,
gettando le reti faceva rumore
e affondando i suoi remi nel mare
l’alice dormiente fece risvegliare.
Dal brusco risveglio l’alice saltò,
sopra quella barca veloce balzò
ed andò a posarsi sopra la testa
di quel pescatore, come per protesta,
e dopo librandosi in volo radente
sopra il naso di quello si posò, furente.
Un bell’aquilone là in alto volava
mentre una fatina il suo filo tirava
e disse a quel pesce: “Stai buono, stai zitto,
se non vuoi finire in padella diritto,
se vai nella rete sei davvero fritto”.
L’alice fu saggia, la fata ascoltò
e sul fondo del mare se ne ritornò,
al suo caro lettino, in fondo al suo mare,
indossò il pigiama e tornò a russare,
tra le onde del mare e le sue meraviglie,
tra rocce, coralli, molluschi e conchiglie,
senza più dire nulla, fece il «pesce in barile»,
ma in effetti era solo un bel «Pesce d’aprile».
E da allora rimane quel modo di dire:
mese di «aprile, dolce dormire».
Mimmo Mòllica
Illustrazione OpenClipart-Vectors da Pixabay
