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Ho letto il libro di Guido Mazzolini dal titolo “Destinati a direzioni diverse” e desidero condividere la mia opinione e dirvi quello che mi è passato per la testa leggendolo. Abituata ai romanzi e alle poesie di questo autore, all’inizio mi sono trovata un po’ spiazzata. Il libro infatti è una raccolta di pensieri (suddivisi in sei argomenti) e ogni pensiero è rappresentato da una parola e si sviluppa in un paio di pagine. La scrittura di Mazzolini non delude, il registro è alto e come sempre è molto particolareggiata e ricercata, soprattutto nella scelta delle parole e delle immagini.

Ogni parola, come dice l’autore, permette di aprire la porta della coscienza ed è come un seme che prima o poi farà spuntare un frutto. Dipende dal lettore, da come accoglie la parola e da come la farà fruttare. Credo che ci siano vari pensieri che unificano questo libro. Per prima cosa la domanda. Mazzolini si pone come provocatore andando ad indagare nei quesiti più intimi dell’uomo. 

Da dove veniamo? Dove andiamo? Chi siamo? Le risposte non sono mai scontate o pronte all’uso, e nemmeno l’autore veste il ruolo di mentore, ma ha la convinzione che le risposte esistano, basta solo porsi le domande giuste. Un’altra caratteristica che mi è piaciuta in questo libro è l’assenza di giudizio. Pur descrivendo mancanze e vizi tipici della nostra società, Mazzolini evita di puntare il dito e di ergersi a giudice, nelle pagine è sempre presente un concetto di fratellanza che rende ogni uomo uguale all’altro, marinaio in questa metaforica nave che è la vita.

Tutti colpevoli e per questo perdonati. Riporto alcune frasi che mi hanno colpito particolarmente: “Scelti al di là di noi, senza dogmi o pregiudizi. Scelti senza possibilità di scegliere, e in questa caotica casualità si nasconde l’apparenza di un disegno. Siamo nel mondo, vivi in un presente grato al passato e a chi ci ha generato. Mette i brividi saperlo. Mette i brividi essere parte di una storia senza fine”. Oppure: “c’è un istinto di eterno che valica il presente, feconda il futuro e lo permea di vita. Basta poco e te ne accorgi in un momento qualunque.

Una luce ti accende, una fiamma inestinguibile. Alzi gli occhi al cielo, un respiro profondo e ti senti rinnovato, già risorto, con il coraggio di esserci ora e di esserci sempre.”. E anche: “L’apparenza ci rende neutri e uguali, come marionette in bilico tra il bisogno di mostrarci e il desiderio di scrutare, di capire, di entrare. Quante maschere, costumi, trucchi per nascondere chi siamo e sembrare diversi. Liberami, per favore. Liberami dall’apparenza delle cose, da ciò sembra gioia, da ciò che sembra amore.” 

Ne ho citate solo alcune, ce ne sono molte altre, in generale ogni pagina racchiude delle piccole perle da scoprire una alla volta. Non è un libro da mettere via dopo averlo letto, non si tratta di una lettura di consumo, da parte mia preferisco tenerlo sul comodino e riprenderlo in mano, magari per sfogliare una pagina, per ripercorrere un concetto che mi ha colpito.

Sono piuttosto compulsiva come lettrice (questo l’ho letto in una sola notte…per dire come sono combinata…) e lo faccio con pochissimi testi, ma questo vale una seconda rilettura e anche una terza. In conclusione “Destinati a direzioni diverse” mi è piaciuto, anche se alcuni concetti mi hanno un po’ confusa, ma credo che anche questo sia lo scopo delle letteratura, ci ritornerò sopra per assimilarli meglio o confutarli.

È un libro che insegna ad osservare le cose da un punto di vista inedito, a fidarsi di noi e a guardare oltre l’apparenza, a pensarci imperfetti ma infiniti. Destinati a direzioni diverse, come dice l’autore, ma persi nello stesso sentire. Direi un’ottima lettura, da parte mia consigliatissima. 

Elena