LA BAMBINA CHE VA SOTTO GLI ALBERI

La bambina che va sotto gli alberi
non ha che il peso della sua treccia,
un fil di canto in gola.
Canta sola
e salta per la strada: ché non sa
che mai bene più grande non avrà
di quel po’ d’oro vivo per le spalle,
di quella gioia in gola.

A noi che non abbiamo
altra felicità che di parole,
e non l’acceso fiocco e non la molta
speranza che fa grosso a quella il cuore,
se non è troppo chiedere, sia tolta
prima la vita di quel solo bene.

CAMILLO SBARBARO, Rimanenze 1955

Due strofe, di 8 versi la prima, di 6 la seconda; troviamo 10 endecasillabi, di cui 2 tronchi, 3 settenari e 1 quadrisillabo; rime: gola/sola/gola; sa/avrà; molta/tolta. La lirica si fonda su un rapporto di analogia e insieme di opposizione tra la bambina e il poeta. La poesia esprime la gioia senza ragione dell’infanzia: come si è felici a quell’età, mai più nella vita. L’incantevole apparizione della bambina, della sua inconsapevole felicità, diventa l’immagine dell’unica felicità concessa al poeta: la poesia. Parafrasi. ‘noi’: i poeti;’ acceso fiocco’: il colore vivo della treccia; ‘quel solo bene’: il dono della poesia; ‘fa grosso a quella il cuore’: riempie il cuore della bambina. La prima strofa è descrittiva, la seconda riflessiva e ottativa. Sbarbaro ha scritto una poesia ottimista, colma di speranza e di gioia, che dalla bambina si trasferiscono ai lettori.