– È il mio turno? – dice il giovane asiatico, vistosi osservato.

– Be’, il tempo in qualche modo dobbiamo trascorrerlo insieme, non crede? – risponde Parker.

– Sono veramente curioso di sapere di cosa mi si accusa. –

– Non le viene in mente nulla? –

– Cosa vuole che le risponda, siamo tutti peccatori, non è così? –

– Chi più chi meno, sì. –

– Ho capito. Non ci troviamo qui per caso; quelli che dopo la festa siamo rimasti qui, abbiamo tutti un conto in sospeso con Erin. –

– Giusta osservazione. –

– Non l’ho uccisa io, posso garantirvelo. –

– E in che modo? –

– Non avevo nessun motivo per desiderare la sua morte, anzi, le volevo un gran bene … –

– Come tutti, d’altronde. –

– Sì; so dove vuole arrivare. –

– Me lo dica lei. –

– Ok. Ammetto di aver sbagliato, di essere stato con lei fin troppo duro …. –

– Continui. –

– Ho usato nei suoi confronti un termine poco felice …. –

– Sarebbe? – chiede Parker.

– L’anticristo – risponde il giovane.

– Cioè, l’ha paragonata all’anticristo? –

– Sì. –

– Gliel’ha detto per scherzo? –

– No, volevo punirla, che si sentisse umiliata. –

– Per cosa? –

– Per la sua natura contraddittoria, per certi versi … perversa. –

– Perversa? –

– Sì, mi dispiace dirlo, ma … per lei era come se fosse un gioco. –

– Si spieghi meglio. –

– Trattava tutti come fossimo marionette da manovrare a suo piacimento, noncurante dei sentimenti altrui. –

– In questo caso, dei suoi sentimenti, lo ammetta. –

– Sì, sono stato … l’ennesimo coglione ad illudersi, lei era brava in questo, e regolarmente respinto. –