SPACCA LA MELAGRANA

spacca la melagrana
e scarta la scorza che allappa
e smorza i bottoni delle papille
schiaccia e succhia la frescura rubina.

I grani della vita
sono di grana fina
e se ne apprezza il sapore
con forte dentatura.

Rinegozia l’esistenza
e restituisci al corpo il suo sudore
il suo ardore.

Non lasciare
che a fare da mantice al fuoco
resti sola e senza fiato
poi che opprime il costato.

Corri all’arca del mare
a scovare la ricchezza del corpo desviato
a placare il rimorso della siccità
nell’onda che s’azzuffa e si bacia e t’inonda
schiumando di fierezza.

JOLANDA INSANA

Questa lirica è tratta dalla raccolta “Sciarra amara” pubblicata nella collana ‘La fenice’ di Guanda nel 1977. Poesia di cinque strofe, 21 versi; ho contato: 6 settenari, 5 novenari, 2 ottonari, 3 endecasillabi, 1 senario, 1 quaternario, 3 doppi settenari. Rime: sapore/sudore/ardore; lasciare/mare; fiato/costato. L’incipit ripete il titolo; la poetessa descrive il frutto del melograno, i suoi semi color rosso rubino, con il loro sapore aspro e fresco, che paragona ai grani della vita. La melograna, infatti, è il simbolo della fecondità, in diverse culture. Parafrasi: ‘scorza’: buccia; ‘allappa’: il sapore sgradevole dei frutti acerbi che lega i denti; ‘papille’: gustative; i ‘grani’ della vita (le difficoltà, i nodi), da affrontare con forte dentatura (metafora, con determinazione e coraggio); ‘rinegozia l’esistenza’: rinnova la tua vita; ‘sudore e ardore’: con fatica e passione; ‘a fare da mantice al fuoco’: placare la passione amorosa; ‘corri all’arca del mare’: la barca che diventa il letto; ‘la ricchezza del corpo desviato’: il corpo uscito dalla via che stava percorrendo; ‘a placare il rimorso della siccità’: a soddisfare il desiderio; ‘l’onda che s’azzuffa, si bacia e s’inonda’: come nell’abbraccio di due corpi, climax ascendente a tre voci.