
Mio signore, dato il cotal calore che il mio bel corpo emana per la vostra amabile presenza, presto svelato l’etereo volto avrò sul drappo di seta rosso rubino finemente bordato che ricopre il nostro sacro talamo.
Istintivamente si perderà il mio languido sguardo nelle fredde ombre dei vostri umidi occhi.
I profondi gemiti sulle pareti nude riecheggeranno, rievocando in mosaico ricordi di tempo eterno.
Una pungente fitta il nobile cuore sentirà, ma di essa il cortese paladino non abbia cura.
Tale è l’inevitabile destino di chi sotto la lucente stella della rinascita la giusta via ancor cerca e il desìo inestinguibile spinge.
Le chiare iridi solcate da calde onde dei tempestosi mari del voluttuoso pianto.
L’emaciato volto pel tocco dell’oblio mancato.
Ma serena in essere eternamente rimarrò, raminga nello spirito.
A cader perduta nelle vostre ardenti e forti braccia.
Il vostro amato nome verrà mormorato in increspar di labbra.
Della vostra desiderata presenza sempre gioirò sui miei palpitanti seni.