MAGGIOLATA
Maggio risveglia i nidi,
maggio risveglia i cuori;
porta le ortiche e i fiori,
i serpi e l’usignol.
Schiamazzano i fanciulli
in terra, e in ciel li augelli:
le donne han nei capelli
rose, negli occhi il sol.
Tra colli prati e monti
di fior tutto è una trama:
canta germoglia ed ama
l’acqua la terra il ciel.
E a me germoglia in cuore
di spine un bel boschetto;
tre vipere ho nel petto
e un gufo entro il cervel.
GIOSUE CARDUCCI, Rime nuove 1887
Quattro strofe di settenari, rima incrociata; l’ultima parola di ciascuna strofa è tronca: OL OL, EL EL. j Maggio porta con sé il venticello della giovinezza, della vita che sboccia, riflettendosi nei fiori e nei colori; risveglia gli uccellini nei nidi; i bambini gridano felici e le donne si adornano i capelli con le rose. Sulle colline, i prati e i monti un tripudio di fiori, nell’acqua, nella terra, nel cielo.
Molto carducciana, con l’ironia prosastica alla fine; l’abuso di parole tronche per motivi metrici; il gusto vagamente arcadico (Virgilio) delle descrizioni paesaggistiche; gli ossimori ortiche/fiori, serpi/usignol; lessico di ascendenza neoclassica, sul modello petrarchesco, quindi arcaico, aulico e desueto già ai tempi suoi; l’iterazione anaforica dei primi due versi: sostantivo e verbo; verbi al singolare “canta…” con tre soggetti nella proposizione; il trapasso dal paesaggio oggettivo all’io lirico alla fine, temperato – per evitare il sentimentalismo – dallo scherzo finale.
