Primavera, il Sonetto di Umberto Saba

“Città paesi e culmini lontani

sorridon lieti al sol di primavera.

Torna serena la natia riviera.

Sono pieni di canti il mare e i piani.

Io solo qui di desideri vani

t’esalto, mia inesperta anima altera;

poi stanco mi riduco in sulla sera

alla mia stanza, e incerto del domani.

Là seggo sovra il bianco letticciolo,

e ripenso a un’età già tramontata,

a un amor che mi strugge, all’avvenire.

E se nell’ombra odo la voce amata

di mia madre appressarsi e poi morire,

spesso col pianto vo addolcendo il duolo”.

Il mio appcon esposto...

Città paesi e culmini lontani
sorridon lieti al sol di primavera.
Torna serena la natia riviera.
Sono pieni di canti il mare e i piani.

Io solo qui di desideri vani
t’esalto, mia inesperta anima altera;
poi stanco mi riduco in sulla sera
alla mia stanza, e incerto del domani.

Là seggo sovra il bianco letticciolo,
e ripenso a un’età già tramontata,
a un amor che mi strugge, all’avvenire.

E se nell’ombra odo la voce amata
di mia madre appressarsi e poi morire,
spesso col pianto vo addolcendo il duolo.

Umberto Saba, Poesie dell’adolescenza e giovanili, in Il Canzoniere, 1900-1907.

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