Foto di repertorio da Wikipedia

Cinque morti sul lavoro in Italia: Una tragica giornata che evidenzia la precarietà e l’emergenza sicurezza

La giornata di mercoledì ha lasciato un’amara traccia nella storia del lavoro italiano, con cinque vite perse in incidenti sul lavoro. La Lombardia si è rivelata essere la regione più colpita, con tre tragedie che hanno scosso l’opinione pubblica. In Sardegna e in Calabria, altre due vittime hanno alimentato il sconcerto e la rabbia dei sindacati. Questa serie di decessi mette in luce la necessità di affrontare la precarietà e le lacune nel sistema di sicurezza sul lavoro.

La storia di giovane operaio di 25 anni originario del Bangladesh, ha colpito profondamente. Il suo primo giorno di lavoro è diventato il suo ultimo, schiacciato da un pesante macchinario presso un’azienda di Trezzano sul Naviglio, in provincia di Milano. La Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, concentrandosi sul contratto di lavoro del giovane e sulle misure di sicurezza all’interno dell’azienda. È fondamentale stabilire le responsabilità e prevenire tragedie simili in futuro.

Nel Bresciano, un 33enne padre di un bambino di otto mesi, è stato travolto da un tronco di albero mentre svolgeva il suo lavoro di potatura. L’incidente è avvenuto a Bagolino e sembra essere stato causato da un albero danneggiato dalla tempesta Vaia del 2018. La sua morte pone l’accento sull’importanza della manutenzione e della valutazione dei rischi nel settore forestale.

La Lombardia ha visto anche la morte di un operaio di 60 anni, caduto da un’impalcatura in un cantiere edile a Macherio, in provincia di Monza. L’uomo stava lavorando regolarmente quando ha perso l’equilibrio, cadendo e battendo violentemente la nuca. Questo tragico incidente sottolinea l’importanza di procedure di sicurezza efficaci e di addestramento adeguato per gli operai edili.

Le altre due vittime, una in Sardegna e una in Calabria, hanno ulteriormente aumentato il bilancio di morti sul lavoro in un solo giorno. Un uomo è caduto in un compattatore di rifiuti presso l’Ecocentro di Portoscuso, mentre a Rende un uomo di 62 anni è precipitato nel vuoto da un ponteggio durante lavori di tinteggiatura.

I sindacati hanno reagito con sconcerto e rabbia di fronte a questa tragica giornata. La Confederazione Unitaria di Base (Cub) ha puntato l’indice contro la precarietà lavorativa e ha chiesto controlli più rigorosi, l’istituzione del reato di ‘omicidio sul lavoro’ e la chiusura delle aziende che non rispettano le norme di sicurezza. La Confederazione Generale Italiana del Lavoro (Cgil) ha richiesto interventi immediati e concreti, sottolineando la necessità di andare oltre le semplici parole.

I dati relativi agli incidenti sul lavoro sono allarmanti. Nel 2022, secondo le stime dei sindacati, sono morte circa 1.500 persone a causa di incidenti sul lavoro, e i primi mesi del 2023 hanno già registrato centinaia di decessi. È necessario un impegno serio da parte delle istituzioni, delle aziende e dei sindacati per porre fine a questa guerra continua.

La sicurezza sul lavoro non può essere trascurata o considerata una questione secondaria. È fondamentale garantire condizioni di lavoro sicure ed eliminare la precarietà che mette a rischio la vita delle persone. Sono necessari controlli rigorosi, un’applicazione rigorosa delle norme di sicurezza e una cultura di responsabilità condivisa. Solo attraverso sforzi congiunti sarà possibile ridurre gli incidenti sul lavoro e proteggere le vite dei lavoratori italiani.