Si può arrivare ad aver scritto 2 romanzi per un totale di 700.000 copie vendute, senza mai apparire in tv o sui giornali?

Fino a qualche tempo fa, lo credevo impossibile, ma a quanto pare mi sbagliavo.

È il caso di Erin Doom, laureata in legge, ma con una grande passione per la scrittura. Prima di questa rivelazione fatta in diretta tv, soltanto una decina di persone tra famigliari e amici più stretti, erano a conoscenza della sua vera identità. Erin Doom è lo pseudonimo di Matilde (ecco svelato il suo vero nome) mentre per conoscere il cognome probabilmente dovremo attendere che venda altre 700.000 copie del suo terzo romanzo: “Stigma”, edito da Magazzini Salani.

“Spero di essere all’altezza della fama ora” dice la scrittrice intervistata da Fabio Fazio a Che tempo che fa, e i presupposti ci sono tutti, visto la sicurezza che riesce a sfoggiare dopo qualche attimo di incertezza iniziale.

Il suo trascorso a New York, ha sicuramente contribuito parecchio ad arricchire le visioni di questa giovane scrittrice che sembra entrare in punta di piedi nelle nostre vite, anche se l’ha già fatto prepotentemente attraverso i suoi record di vendita.

Erin Doom è l’esempio per tutti coloro che amano scrivere, per tutti quelli che vorrebbero fare della propria passione un lavoro. Con umiltà e tanto sacrificio, oggi entra di diritto nell’Olimpo delle scrittrici “famose” e sinceramente dico ben venga perché la sua scelta di anonimato testimonia a mio parere quale sia il vero senso del suo scrivere storie. 

Sempre durante l’intervista di Fabio Fazio, Erin Doom racconta un fatto che le è accaduto e che se ci pensate bene ha dell’incredibile:

Durante la presentazione di uno dei suoi romanzi, avvicinandosi alla libreria dove l’editore stava parlando di lei e molta gente ascoltava interessata, le è stato impedito di entrare…imprevisti della sua curiosa e originale scelta di mantenere l’anonimato.

Ecco cosa dice della scelta del suo nome d’arte:


“Erin è un nome di origine irlandese che richiama i concetti libertà, natura, spazi aperti, Doom mi piaceva per l’ambivalenza, perché in inglese vuol dire destino e condanna. Ogni cosa, a seconda di come noi la viviamo, ha un’accezione negativa e positiva”

In bocca al lupo Matilde!

Marco

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